Nella composizione musicale della mia vita mi è capitato spesso di incontrare un accordo di Bm7, attratto irresistibilmente da Em e Fm. Si tratta di un gioco molto particolare. Se si attacca a strimpellare a partire da uno qualsiasi di questi due, non passa molto tempo prima che la mano, spostatasi per un attimo su Bm7, sembra voglia tornar lì.
Si accendono le luci nella piccola sala.
Calde come il colore di un tramonto.
Suona una canzone di briganti.
Omo se nasce, brigante se more,
ma fino all’ultimo avimma sparà.
E se murimmo menate nu fiore
e na bestemmia pe’ ‘sta libertà.(Canto popolare anonimo)
Le luci si spengono nella sala, ora più grande.
Fredde e materiali come il colore in flash.
Dietro il velo azzurrino, invece, un magma ribolle.
E la piccola composizione continua ad essere in tono minore, poi maggiore, poi ancora minore. E cerco di lasciare che la terza resti lì, buona buona, mentre gli altri gradi cambiano. Finché non capirai che un accordo triste sa smuovere il cuore e farsi apprezzare, e un accordo in maggiore coccola l’udito ma, presto o tardi, non basta più.
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