Per te rinuncerei a tutto quello che ho fatto finora. Per poi desiderarlo di nuovo.
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Istinto di multitasking.
Così tante cose da fare e così poco tempo.
Quattro esami da preparare.
Decine di film da guardare
Centinaia di libri da leggere.
Migliaia di posti da visitare.
E milioni di modi di godere dell’inverno, approfittando degli ultimi respiri.
E che respiri.
E allora.
Bere idromele caldo, camminando sulla neve, scivolando sul lago ghiacciato, salvarsi ad un pelo dal guardrail, osservare divertito le fanciulle che ostentano gambe snelle a -15°C (trasparenze a 40 denari ovviamente, siam mica pazzi), aspettando con inopinabile stoicismo che la primavera le lasci in top – rigorosamente senza reggiseno – e minigonna – rigorosamente senza mutandine. Che poi, in realtà, tutta quest’attesa è totalmente ingiustificata, le ragazze qui trasudano sensualità ad ogni stagione. E poi, ancora, fare l’amore sotto le coperte, per prolungare il piacere di una doccia caldissima, mentre in sottofondo suona una canzone dolcissima.
When I woke up this morning I said to myself: “Should I laugh? Or should I cry?”.
It’s a little bit strange building castles in the rain, so I made up my mind and said to myself: It’s a beautiful, beautiful, beautiful day today.
Laid Back – Beautiful Day (Trentemøller vs. Banzai radio edit)
Così tante cose da fare e così poco tempo.
Che poi chissà chi la disse ‘sta cosa.
Ce l’hai il jungle capo?
(Human Traffic, UK 1999)
Arrivato al minuto 32:qualcosa di questo film, arriva all’improvviso un’irresistibile voglia di bere birra rossa doppio malto e fumare capelli e origano, ascoltando Aphrodite e sniffando piste di borotalco.
Il ciclo delle quinte.
Nella composizione musicale della mia vita mi è capitato spesso di incontrare un accordo di Bm7, attratto irresistibilmente da Em e Fm. Si tratta di un gioco molto particolare. Se si attacca a strimpellare a partire da uno qualsiasi di questi due, non passa molto tempo prima che la mano, spostatasi per un attimo su Bm7, sembra voglia tornar lì.
Si accendono le luci nella piccola sala.
Calde come il colore di un tramonto.
Suona una canzone di briganti.
Omo se nasce, brigante se more,
ma fino all’ultimo avimma sparà.
E se murimmo menate nu fiore
e na bestemmia pe’ ‘sta libertà.(Canto popolare anonimo)
Le luci si spengono nella sala, ora più grande.
Fredde e materiali come il colore in flash.
Dietro il velo azzurrino, invece, un magma ribolle.
E la piccola composizione continua ad essere in tono minore, poi maggiore, poi ancora minore. E cerco di lasciare che la terza resti lì, buona buona, mentre gli altri gradi cambiano. Finché non capirai che un accordo triste sa smuovere il cuore e farsi apprezzare, e un accordo in maggiore coccola l’udito ma, presto o tardi, non basta più.
Τα γλυκιά μου μικρή νύχτα.
Nella mia piccola dolce notte piove a dirotto. Il pomeriggio caldo lascia ancora il posto alla notte gelida, che punge i piedi sotto le galosce umide, e i brividi corrono inaspettatamente lungo la schiena.
C’è questa stanza, larga e altissima, sprecata rispetto alla poca gente seduta al tavolo. Fra quei tavoli color noce, sorseggiando una tazza d’infuso, ci siamo noi due. Abbiamo aggiunto un po’ di vodka per goderne l’odore mentre si mescola, ancor più pungente, tra i vapori.
Il nostro sguardo vaga intorno, soffermandosi sui piccoli particolari. La forma dei bottoni della giacca del signore al tavolo di fianco. I riflessi dell’enorme lampadario sul soffitto che, impassibile, lo accoglie nonostante il suo peso. La sigaretta senza filtro della signora triste all’angolo opposto. Poi, in realtà, Ain’t misbehaving finisce per catturare in sé ogni tentativo di distrazione. Studiamo ogni movimento dei polsi, delle labbra, delle dita, dei pomi d’Adamo, ne seguiamo la scia, ne visualizziamo l’onda sonora. Ne percepiamo il calore. Piove su un’enorme cupola tiepida, e noi guardiamo, curiosi, le mille direzioni in cui si infrangono mille gocce sul vetro. Piove su un’enorme scatola soleggiata, e noi ne ascoltiamo l’allegro ticchettìo regolare.
Ad un certo punto mi giro verso di te.
Ti guardo negli occhi, scruto il tuo sorriso.
Sei dolce come questa melodia.
Estemporanea III.
Ambisco al medesimo risultato.
Per ulteriori informazioni: http://it.wikipedia.org/wiki/Beatboxing
Non vi conviene contattarmi su MSN in questi giorni, potrei riempirvi di link a video improponibili (ci sono martiri che possono testimoniarlo).
Think and smile for just a while.
One ›
Thy shall never love another,
Two ›
And stand by me all the while.
Three ›
Take happiness with the heartaches.
Four ›
Go through life wearing a smile.
Oh, how happy we will be, if we keep the ten commandments of love.
Five ›
Thou shall always have faith in me, in everything I say and do.
Six ›
Love me, with all your heart and soul, until our life on earth, is through.
And how happy we will be, if we keep the ten commandments of love. You will find, since the beginning of time, it has rooted in all the land.
Seven ›
Come to me when I’m lonely.
Eight ›
Kiss me when you hold me tight.
Nine ›
Treat me sweet and gentle.
Ten ›
And always do right.
And how happy we will be, if we keep the ten commandments of love.
Lyrics from “The Ten Commandements of Love”, written by M. Paul and performed by The Moonglows in the “Romance&Cigarettes” OST (thanks to FrancesGlass for the tip).
Groucho “Στρεψιάδης” Marx dicavit.
«Dormi, se puoi. O svegliati, se vuoi. Hai una tazza di caffè per scegliere di svegliarti, o un bicchiere di vino per lasciarti dormire».
Aprì gli occhi respirando a pieno l’odore della pioggia d’estate. Fa sempre una strana impressione la pioggia, d’estate. Forse perché arriva, così calda e odorosa, così rinfrescante e piacevolmente imprevista, solo per mostrare quanto in verità sia da stolti cullarsi nel calore estivo, sperando che possa durare per sempre, quando invece è così effimero e di durata finita. Piccola legge incontrovertibile.
«E non temerai di venir folgorato, perché sai bene di essere tu la folgore».
E allora, in fondo, era anche normale che sentisse addosso un po’ di malinconia. Quella sensazione a metà. Quella dolce tristezza in cui è piacevole, a volte, cullarsi. Quasi-rassegnazione ad un desiderio inappagato perché inappagabile.
Spesso, poi, alla malinconia si aggiunge la tendenza ad insinuare, giusto per un istante, il dubbio anche su ovvietà. Come: "è" si scrive con l’accento grave o acuto? Grave, diamine, che dubiti? No, niente, fai finta che abbia detto nulla e grazie per tutto il pesce.
In queste situazioni, dunque, si dovrebbe ascoltare questa canzone.
Dormi, dormi.
Al buio, s’accendono pupille, attorno si dilatano, si posano, rimangono nell’ombra. E aspettano.
Al buio, sepolte ancora vive branchie che si affannano, han denti di falena, ma nell’ombra… si spengono.
Al buio, nel vuoto di vertigine anche l’ovvio è in bilico, la notte ha un occhio solo appeso in ombra, finché avrà un’ombra di sobrietà.
No, buio! Per altri è già mattino, per me è cielo capovolto, il sogno dorme a riva, aspetta l’onda, aspetta l’ombra, e canta l’ombra, e poi nell’ombra… ritornerà.
(Quintorigo, Illune)
Terapia.
Destination unknown-kn-known-kn-known-kn-known.
A parte la lista di culi, Crystal Waters è sempre stata un’ottima fonte di canzoni starter. Quindi ben venga qualsiasi variante Gaudiniana.
Ma non potranno mai soppiantare The Weekend. Ho passato troppe ore a guardare e riguardare quel movimento del ginocchio per potermelo dimenticare.
Se vi chiedete dove sia, cercatemi in una campagna lontana da tutto, dove avrò ritagliato sedici metri quadri di terra battuta fra gli ulivi. Ho tutto quello che mi serve. Decine di candele delimitano sacralmente la zona fra il mio spazio e il mondo esterno. Al centro un cesto pieno di vodka-lemon (facciamo Vodka-Cola?). Il pianeta Eldorado con i suoi tre satelliti: una ciotola di arachidi, una di sigarette e una di accendini.
E poi, soprattutto, quattro casse da 45W. Sono lì, pronte per vibrare al suono della bassline. No, forse 45W non bastano neanche per cortinare questa minuscola Memphis Mafia (davvero minuscola, essendo sostanzialmente una reductio ad unum), ma sapremo accontentarci.
Poi vado qualche decina di metri più in là, dove il generatore silenziosamente fa il suo lavoro.
È tutto pronto.
Inizia una grancassa.
Chiudo gli occhi.
Three-four, pum-pum-pum-pum.
Per tutta la notte,
piedi nudi su un tappeto di stuoie.
E in quel momento non c’è più nulla. Non ci sono parole prive di significato che scivolano docili lungo l’esoscheletro, né quelle che irritano, né quelle che bruciano e straziano. Non ci sono piccole delusioni, né squilli, né 500 ignoti da presentare, né cose da fare, né persone da intrattenere, né ricordi, né decisioni, né ripensamenti, né ipotesi, né assurdità. Tutto si concentra nella musica che ho scelto io, nell’ordine che ho deciso io, che si trasforma nel modo che più mi piace in gesti nei miei arti e immagini nei miei occhi.
Col giusto volume a stecca che può farmi sopravvivere.
Off-Topic » http://evone.extra.hu/files/love.swf. Thanks to Miss Guendalina Beefheart.
Apologia del junglismo.
About 150-160 bpm.
Pùmpumciàtuciatùciapumcià-tucia,
Pùmpumciàtuciatùciapumcià-tucia,
Pùmpumciàtuciatùciapumcià,
Pu-pùm-pùm-pùm-tcià. ›
When I’m weak, you tell me that I’m strong,
when I’m right, you tell me that I’m wrong,
but I know, now I understand,
now I see, I see your wicked plan,
I’m a junglist.(Congo Natty, Junglist (DJ Zinc rmx))
‹ Pùmpumciàtuciatùciapumcià-tucia,
Pùmpumciàtuciatùciapumcià-tucia,
Pùmpumciàtuciatùciapumcià,
Pu-pùm-pùm-pùm-tcià.