Posso sognare a bocca aperta, lasciare che il vento lanci spilli sottili dietro la schiena.
Aprire le mie narici da novembre a febbraio, e non respirare nulla.
Prego, entrate. Prendono a martellate le sinapsi per ricordarmi cose che non sono mai esistite, quindi con ago e filo e lavoro opportunamente causcasuale staccano le connessioni neurali e li ricollegano, incrociandoli in modo irritante, in altre porte. Associazioni assolutamente fuori luogo.
Sono un feto coccolato nel calore di un utero materno.
Uno strato di cotone e uno strato di lana.
Che c’è?
Niente.
Ma perdi pezzi.
Briciole.
Ma che briciole, son pezzi interi.
Sì, è un po’ di me che va via.
Eppure in testa ne vedo altri.
Allora forse dovrei staccarmi la testa.
Mi dia un buon anti… anti… antiforfora.
Orsù.
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