È lì. Bella e dolce come sempre.
Mi guarda e sorride.
Nonostante tutto.
Facciamo l'amore. Si può dire ancora così? Lo si può dire in genere? E lo si può dire per noi? Forse sì. O forse è tardi. Penso troppo, troppo. Penso di avere paura. Forse è così, forse siamo così fragili che andiamo a caccia di scuse insignificanti per far cose di altrettanto valore.
Il libro che mi hai regalato. Non l'avevo più toccato da allora. L'ho aperto. Ho saltato la dedica. Ma l'ho vista, dannazione, ormai l'ho vista. Arrivo a metà dell'introduzione e mi rendo conto che già non ho capito niente di quello che ho letto. La curiosità mi distrae. Ma non voglio fare la fine di Pandora. Resisto. Arrivo a pagina 10. È bagnata. Bagnata? Colpa mia. Cedo. Torno alla dedica. Stupida. Mi fa ridere. Scoppio a piangere.
Scoppio a piangere anche adesso. Mentre sono dentro di lei. Mentre stringo i suoi fianchi, i suoi seni. Le lacrime mi riempiono gli occhi, riesco a malapena a scorgere il suo viso nella penombra. Mi fermo. Mi stringo a lei. Forte. Mi impiglio contro i suoi capelli. Ridiamo. Singhiozza. Muta. Resiste. Ha ragione. Devo resistere anch'io.
Ricomincio.
Sferzate.
Più forti.
Sempre più forti.
Ho ascoltato una canzone che a te piaceva e a me no.
Adesso a me piace, a te non più.
Fa male. Malissimo.
Resisto.
Anch'io.
Faccio per uscire.
Mi guarda. Mi accarezza.
"Aspetta", dice, con voce spezzata.
"Resta qui, con me. Ancora un poco.
Solo un minuto.
Poi ti lascerò andare."
Resto lì,
testa contro testa.
Un minuto che sembra infinito. Finché dura.
"Un altro minuto."
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