Per la tua tempera. Per il tuo trucco. Per il tuo nylon color sciarpa. Per la sorpresa. Per chi c’era, e per chi non c’era (e magari ha bevuto un bicchiere di vino in più alla mia salute). Per chi non ne sapeva nulla. Per chi non ha capito. Ma soprattutto per chi ha capito.
Per il fante che subiva, la regina con diritto di veto e il re che dava ordini perentori al mescitore. Per il tuo bambino, mescitore. Per la torta che non dava di frittata, né di acido citrico (deo gratia) ma piuttosto di cioccolato e albicocca. Tre macchie di cioccolato bianco e un cero per esprimere nessun desiderio.
Per il tuo benvenuto nel tuo antro. Per i vostri baci e le vostre risate. Per i vostri cicchetti di rum e pera (edulcorato) e pera e rum. «Comanda colore: marrone o beige?» «Beige? Ma il succo di pera non dovrebbe essere giallo?!». Per le tue lacrime e la tua presenza rinfrancante (dolcezza nella mestizia). Per la tua voglia di una gonna. Per il tuo apparecchio interno. Per i tuoi stivali… come dire… aggressivi (soprattutto nei confronti del mio piede!). Per i tuoi piedi nudi pieni di cenere e briciole di cipster, e le tue scarpe volate chissà dove. Per il montone che cavalca una cavalletta.
Per questo e tanto altro ancora, e anche se magari non tutti potrete venirlo a sapere: grazie. A ciascuno. Non è stato commovente. È stato speciale.
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