Ancora una volta, piccolo riccio incomunicativo. Ancora una volta.
Ti mancano le parole quando fissi quegli occhi, eppure avresti qualcosa da dire. E quando vuoi fare un balzo in avanti, ti rendi conto troppo tardi di quanto sian solo passettini impercettibili.
Forse è meglio così.
Perché, d’altro canto, quando chiunque sa prestarti un’auto,
niente può diventar più occasione di sterili pentimenti.
Ma è il terrore, ancora così forte, di invischiarsi nell’acido, fisico, materiale, brutale, di una voglia notturna, trascinata troppo in là, troppo oltre, troppo a lungo. Questo terrore resta e tiene ben salde le caviglie, immobilizza e si rifugia ancora in un petto così materno, lontano dalla strana logica dei segnali e dei gesti cortesi così codificati.
Qualcosa di speciale sarebbe,
qualcosa di speciale sia.
Con i più sentiti auguri.
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