Ragazzi, alla fine tanto ne stiamo parlando che sono andato davvero a vedere Ho voglia di te. Da bravo magister.
Sticazzi.
Comunque devo dire la verità, Scamarcio è bravo. Il fatto è che è troppo belloccio-idolo-delle-tredicenni, ma alla fine non è colpa sua. Anche Leonardo Di Caprio lo era, però resta comunque un altro bravo attore. E poi (spero che la Cattleya mi paghi per la marchetta che sto per fare) ho scoperto che fa un altro film che devo andare assolutamente a vedere, Mio fratello è figlio unico, e dal trailer sembrerebbe che ne valga la pena.
Quello sì.
Altro che HVDT.
(Che poi, se 3MSC si poteva leggere tremmsscc, questo come si legge?
hhhvvvddtt?
Dico, con la "H" di "Debborahh"?)
E comunque il problema è che c’è sta cazzo di Katy Saunders. Babi, intendo. Caruccia, sì. Ma quando parla mi viene una sincope. Ok, è londinese, ha fatto le English Schools, quello che volete; però saranno, che so, quindici anni che vivi in Italia, un corso di dizione no? E di recitazione nemmeno?
Me l’ero trovata quando vidi Tre metri sopra il cielo, e passi.
Sfiga vuole che me la sia trovata davanti pure quando ho visto Un viaggio chiamato amore, e passi perché tanto sta quasi sempre zitta (brava Sibilla, quando eri piccina parlavi giusto quando era necessario).
Poi ho cominciato a vedere Ho voglia di te, e vedevo che non c’era… non c’era… se ne parlava e non c’era… vai a vedere che mi va di lusso stasera e non l’hanno messa nel cast?
E invece c’era, porca miseria.
Che poi che fa? Incontra Step (che a quel punto ci vuole assai poco a mandarlo in brodo di giuggiole), se lo scopa, e poi gli dice che tre mesi dopo si sposa. E doveva capire. Capire cosa, ‘a zoccola!
E giustamente poi Gin (un nome, una garanzia) non appena Step glielo dice lo manda a cagare.
Ma a quel punto Step per recuperare che fa?
No, provate a indovinare, che fa?
Dico, se l’altra volta aveva scritto "Io e te tre metri sopra il cielo", stavolta secondo voi che fa?
Ovvio.
La ricetta funziona.
Però stavolta approfitto del fatto che mio padre mi ha trovato un lavoro come autore di una trasmissione televisiva (e poi mi va pure bene perché tanto la concorrenza grazie a Vallettopoli me la sono levata dalle palle, tranne quei due poveri sfigati di cui uno si piglia il palo dell’amoruccio mio e l’altro ho la scusa buona per pestarlo di pugni) e mi permetto una variante più figa: vado da un tipografo, gli do la foto che ti ho rubato appena prima che tu, in preda all’ira, cominciassi a distruggere tutte le foto che hai fatto in tutti questi anni e che ti sarebbero valse una carriera da fotografa-de-nojartri (anche se il 90% di quelle foto non aveva assolutamente nulla a che vedere con il tipo che ti ha messo le corna, ma se non fai un po’ di scene isteriche di cui pentirsi amaramente che gusto c’è?), la faccio stampare grande grande e te la affiggo sulla sponda del Tevere, così grande che se non fossi una babbiona e ti fossi affacciata alla finestra almeno una volta avremmo risolto pure prima la faccenda.
E poi ovviamente sopra ci faccio scrivere a caratteri cubitali e in un rosso passion di dubbio gusto: "ho voglia di te".
Azzo.
Qua fantastichiamo di brutto eh?
Nota pour-parler: il libro di Moccia ininzialmente (parliamo del 1992) non venne pubblicato da nessuno, finché le poche copie che aveva stampato per i fatti suoi non furono fotocopiate e rifotocopiate e passate tra i ragazzini di mezza Roma.
In pratica Moccia è diventato famoso per il suo libro strafotocopiato così come la Playstation è diventata famosa per i suoi giochi stracopiati.
A questo punto dovrebbe scattare tutto un ragionamento sulla SIAE, la RIAA, il copyright, le major, e tante altre menate, ma questo post è già un tantino troppo lunghetto, perciò credo che sia il caso di rimandare ad una prossima volta.
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