Le persone cambiano. Tu in peggio. E il fatto di aver sempre odiato la prostituzione virtuale si sta trasformando in una lusinghiera catena di incontri. In cui può riuscir chiunque, persino io.
Ma io, e te lo dico con una convinzione che cresce man mano che capisco, sono meglio di te. Io preferisco amare, non innamorarmi. Io preferisco fare l’amore, non scopare. Io preferisco scrivere, non leggere. Io preferisco parlare, non provarci o sentir lusinghe. Io preferisco suonare, non ascoltare musica senza convinzione. Io preferisco stare con poche buone persone, non con chi capita. Io preferisco sputar fuori il veleno, non tenermelo dentro. Io preferisco vivere, non sopravvivere.
E, stai pur certa, presto te ne andrai. Sarai lontana. Lontana. E non tornerai mai più. E quando ti guarderò non mi provocherai più rabbia né dolore. Mi farai ridere, piuttosto. Mi farà ridere l’insulsa vita che ti circonda. Mi farà ridere la tua ricerca di apprezzamenti. Mi farà ridere immaginare le persone tristi con cui te la intenderai (similis cum similibus, no?), e quelli che ti vorranno bene e ti staranno appresso quel tanto che basta per guadagnarsi il premio della tua bocca.
Mi farà ridere tutto ciò che ti riguarda. Ma, soprattutto, il tuo stupido ostentare quella specie di normalità, e quell’auto-convincerti che così vada bene.
E forse ti ringrazierò persino.
Perché allieterai il mio spirito.
E il mio ego.
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