Ho fatto tardi. Mannò, sei in tempo; anzi, hai anche il tempo per una birra. Ah ma, hai visto?, c’è anche lui. E guarda, c’è anche… Oh, che bello, e lì? E… ah no, che strazio, quel parassita. Ehi, ma lì c’è…
Birra. Ovunque. Parole, frasi intere da pescare nel nuvolone di pensieri che in troppi anni hai sopito. E com’era bello vedere tutta questa inspiegabile energia, sembrava in eccesso. Ah, ma te ne do un po’ se vuoi. Mah, non so, oggi sto già un po’ carico di mio, pensa che addirittura ho rischiato di fare un… No, dai, davvero, io trabocco; tò. Ma no dài. Prendi ho detto. Essì, ma adesso te la sorbisci tu tutta quest’iperattività. E vabbè poi si pensa. Ma basta che domani me lo ridica. E te lo ridico, va. Ecco bravo.
Nel frattempo tre geni sprigionavano ancora altra energia.
Basta, vi prego!
Posate quella chitarra acustica,
tagliate quel delay,
acquietate quella voce!
Basta, vi prego!
Non potrei resistervi.
E invece no. Non basta.
Mentre ti bruci la tempia con una sigaretta maldestra, la distrazione ti sta sciogliendo.
E invece no. Non va bene.
Ti devo far ricordare ancora un paio di cosette.
Dimmi, dimmi, dimmi:
com’è stato masturbarti col mio pene?
Come per me una sega tra le tue gambe?
Si, conosco questa solitudine,
e gli esercizi di eleganza delle nostre articolazioni.
Serve, sì, serve l’afa di una notte nuda,
per far evaporare la noia attraverso una sigaretta,
che non si spegne mai, non si spegne mai…(Marta sui Tubi, Post)
Ma dura quanto il ciclo di un ventilatore stanco, questa spinta al limitare. Perché hai ancora un piede appena poggiato, sì, ma ora l’altro è incatenato. Certo, non è il tuo equilibrio naturale. Ti ostacola. Ti irrita. Ma ci stai prendendo gusto, vero?
E allora andiamo, ti spiego come scoprire ciò che ti è già noto, ignorare l’ignoto. Ti spiego il perché del sadomaso e dei mini-cocktail lunatici (come il suo autore). Ti spiego come non tornare indietro, per oltrepassare quella stupida soglia.
No, spiegherai dopo.
Ora devo specchiarmi.
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