E mentre queste cinque punte si sciolgono nella saliva, nella birra mista al vino e dio sa cos’altro, nelle spinte e nelle note più sbagliate, mi prende un attacco di fame nervosa. Dove andiamo? Andiamo al panemmerda del parco. A qualcosa sarà pur servita quella testa vuota, nelle innumerevoli serate in cui, non avendo nulla di cui spartire, o si scopava o si mangiava. Un anno all’ingrasso, in sostanza.
Birds flying high, you know how I feel,
sun in the sky, you know how I feel,
reeds driftin on by, you know how I feel,
It’s a new dawn, it’s a new day, it’s a new life for me,
And I’m feeling good.(Nina Simone, Feeling Good)
Eppure in qualche modo, tornando su quelle strade che, in realtà, mi riprometto ogni volta di non ripercorrere più, improvvisamete, per un attimo, mi sono mancati quei momenti in cui le vedevo brulicare di strana vita alle 5 di mattina, trascinato in quei rituali morfeistici assurdi che però in qualche modo sapevano farmi star bene.
Stringere la tua mano fredda e guardarti negli occhi spenti.
Eppure.
Eppure cercavo calore.
Cos’ho fatto.
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