Se la tesi è l’istinto e l’antitesi è la ragione, la sintesi è l’intuizione che dona le sue motivazioni a posteriori. Il gusto acido di un motto salace nato ormai già vecchio, il brivido dell’empirìa che turba il sonno notturno, il sapore dolce che si trasforma in alitosi da tartaro.
Il vino che attecchisce alle labbra secche e non va più via, quando pensi che molto probabilmente non è quella la tua strada. Non sarà mai quello che sarai. Ma chissà poi cosa sarai mai, se prosegui per triangolazioni pur non ricordando mai il θ giusto da calcolare. Un lungo procedere a tentoni, sempre vittima del timore costante di non capir subito quando è necessario corregger la rotta.
Un po’ come giocare a biliardo. Un gioco affascinante, davvero. Varianti infinite per una traiettoria che, diciamocela, quando è giusta lo è solo per culo. A volte basterebbe una pulsazione del cuore fuori sincrono per scombinare tutto. Ci ho provato solo tre volte in tutta la mia vita. Ma una volta mi dissero che ero troppo piccolo. Un’altra volta vidi sbocciare un amore destinato all’irreparabile. La volta dopo era il solito disastroso trascinarsi.
Spensierare; poter giocare.
Leave a Reply