Category: Spent days

  • Testoni.

    Non saprei come descrivere questi due personaggi.

    La prima immagine che mi viene in mente è la faccia che mi parò davanti quella famosa volta in cui mi voleva proporre di comprare a società il libro di armonia jazz. E chi se la scorda. Irripetibile. In alternativa c’è quella foto che mise come avatar su MSN che prima o poi dovrò registrare di nascosto e mettere sul suo blog come commento. Non può restar nascosta ancora a lungo.

    Per il secondo personaggio sicuramente l’ultima immagine tremendamente esplicativa sarebbe la sua faccia al buio delle lampade UV. Si presentava ogni tanto con un sorriso a 64 denti e gli occhi sgranati, divertito nel vedere le facce angosciate che osservavano questo fenomeno paranormale mezzo luminoso come una lampadina.

    Tra l’altro, manco a farlo apposta, proprio quella volta ci intrippammo a vedere l’effetto di queste lampade sulle sigarette (chi l’ha sperimentato sa quale texture particolare si forma, e i più arditi resterebbero a flipparsi sulle venature molto, molto a lungo) e ci siamo ricordati di quando a Ypsos queste lampade abbondavano nei discopub ricchi di tamarri e di quadrature napoletane. Ah, la quadratura napoletana.

    Comunque sia siete dei maledetti guastafeste. Ma vi adoro lo stesso.

  • More than words.

    Te l’ho detto così tante volte. E te lo ripeterei ancora, ancora e ancora.

    Un odore blu produce rumori di tessuto sintetico che striscia contro il cotone candido. Blu oltremare. Blu con un po’ di violetto. Blu pastello. Blu catodico. Blu. Ma è una sensazione strana. Un po’ come andare a 140 Km/h, ed essere una palla che corre nel vuoto, senza attrito, e continua a scorrere per inerzia.

    Quando si visita una città dopo un po’ di tempo ognuno cerca di contribuire all’orientamento generale scavando nei ricordi dei punti di riferimento che possano aiutare. Io sbaglio sistematicamente. Oh beh, certo, qualcosa è cambiato, e le abitudini non son più le stesse. Le sensazioni sì. Il solito velo che si odia per la sua ipocrisia e si ama per la sua dolce ingenuità. E non c’è fretta. Già, non c’è mai fretta. Si può aspettare qualche minuto per sentire sciogliersi una crépe in gola mentre delle corde di nylon fanno da coro a delle corde vocali. Non finisce mai questa canzone, ma vale più di un euro e una sigaretta.

    Quando si visita una città dopo un po’ di tempo tutto ti sembra al posto giusto, e al momento giusto. Invece il tempo sembra sempre sbagliato. Continua a correr troppo. Più tempo e più tempo ancora.

    Ancora.

    Stasera si torna a casa.

  • Eucalipto/lo. Ovvero: ebbene sì, anche questa sera si recita a soggetto.

    Ovvero, ancora: come abbozzare un programma nell’arco della giornata, e vedere gli eventi stravolgerlo piacevolmente con mazzate d’ascia.

    Il monte dei pelucchi.

    – Oddioguardaquesto!
    – Bah non mi piace… guardaquesto!
    – Essì però questo musetto cos… madòguardaquestotiprego!
    – Dài prendiamolo…
    – Ok. Andiamo va’, che dob… noaspettatipregoguardaquesto!
    – Che bell… ma che schifo, che roba è sta cosa?!
    – Ehm… boh. Però mi piaceva il colore…
    – …
    – Senti basta prendiamo ‘sta palla di pelo e andiamo via…

    L’ultima cena.

    – BuonaseraMcDonald’scosadesidera?
    – Ehm… guardi… [si gira a destra con sguardo allucinato] vai, oggi facciamo lo schifo! [dalla destra giunge uno sguardo della serie: giàfaischifodituonontibasta?!] prendiamo due menu maxi… uno col McChicken e l’altro col 280gr. [pronunciato con fare soddisfatto e godereccio-maniacale tipo duecentottantagRRòMMi]
    – Nient’altro?
    – No grazie… [con tono innocente come a voler dire guardicheiosonoadieta]
    – Vuolelebustinediketchup&maionese? [notare la & che svirgolettava attraverso l’altoparlante]
    – Sì ma solo su un menu… [con tono ultra-innocente]
    – Vabenesonododicieuroequalcosapuòaccomodarsiall’uscita!

    [I due atttendono il loro turno in macchina]

    – Che cerchi? [65 battiti per minuto]
    – I soldi… so che ci sono ma non so dove sono…
    – Ehm… io ho solo 6 euro… [85 bpm]
    – Aspetta che ce li ho…
    – Sicura? [98 bpm]
    – Mmm… aspetta… merda, li ho lasciati a casa!
    – [107 bpm, panico, facciolafiguradimerdaofuggoviameschinamente?]
    – E ora?
    – Eh… [107 bpm, velocità di crociera]
    – Cioè?
    – Eh… [107 bpm, idem]
    – …
    – Vabbè dài, adesso vediamo se magari posso pagare con la carta… [102 bpm, 5 bpm guadagnati di buone speranze]
    – E se non l’accetta?
    – Eh… [107 bpm]
    – …

    – Senta, c’è un problema… [107 bpm]
    – Midìca!
    – Non abbiamo abbastanza soldi contanti, possiamo pagare con carta di credito? [100 bpm, dài, almeno l’ho detto… male che vada son stato onesto]
    – Certo!
    – Fico! [95 bpm, nuntio nobis gaudium magnum: habemus cartam!]
    […]
    – Eccoaleiilmenu [porge una scatola di scarpe con su scritto uno slogan di dubbio gusto che recita più o meno "Take Away / lasciati portar via dal gusto!"] leaugurounabuonaserata!

    Ogni cosa è illuminata.

    Ingredienti per una serata fantastica. Tappeto di ciniglia. Cuscini. Candele ovunque. Scatoladiscarpe. Lacapagira. Contro il freddo, plaid e il tanto desiderato Olio 31 per i massaggi. Diamine, sento ancora ovunque odore di eucalipto. Anzi. Eucalìptolo.

    E poi, ancora, sonnecchiare ignari dello scorrere del tempo, sbucar via all’una e prendere qualcosa di dolce, ma io volevo qualcosa di dolce, eh sì scusa io al tipo gli ho detto proprio "fammi un cocktail molto dolce", ma io volevo la birra, e vabb…ehi quella è la mia!

    Ma soprattutto: tu.

    E spiegarti che è vero.
    E forse tutto questo ne è una naturale conseguenza.

  • Tungsteno.

    Atto I: Intento voyeuristico.

    Le luci si posano sul vetro e si spandono nell’acqua.
    Light-scattering, come direbbe il mio caro vagabondo dei giorni venturi più sfigati di Roma.

    E scoprire la tua gioia, un vortice di pensieri felici, quasi simbiosi, quasi sinergia. Lacrime soffocate. Le esprimo, contento, nel poggiare le mie dita su nastri di metallo. Suoni caldi, che isolo nel greto delle spugnette, fantastico filtro a banda passante.

    Poi apprendere con dispiacere che, pian piano, alcune costruzioni a cui facevo riferimento si stanno sgretolando, ma per quanto la mia vaga empatia possa portarmi a farmene trascinare, me ne sento inevitabilmente distante.

    Oggi no.
    Oggi non c’è spazio per loro.

    C’è a malapena spazio per te, che saturi e scompigli.
    E arriverà un po’ d’ordine in questa stanza.
    E troveremo tutto quello di cui avevamo bisogno.

    Bisogno.
    Già.
    Ascolterai.
    Verrà da sé, ancora una volta.

    Non voglio più arrivare a.

    Atto II: Xyzzy, aka loscurovecchiomonaco.

    – Volapuk, volapuk… Asynkrisis en quelques années.
    – @#! $%% -…—..–.-…–…-.-.–.- amor=="333.
    – Keine Problem?! Rededuell zwischen Presto und Sehnsucht!
    – +>>+<<<…>><<<.<<.<.<.<…libert<+++—->><??
    Qu’est-ce que c’est que c’est?
    – Ένταξη. Gage-de. For the sake of ourselves.
    – [[]..cos.[]]?]]—…possiam@@@..à..!..ti pre….<<<??!?!!!…asç°|ttttttt…@@#.
    – Il fatto è che //——–"""""..39 40 44 10 32 .-….-…-.-…-.—-.-.-.-.-…–..-…
    – …
    – …
    – Buona notte.
    – Buona notte.

    Un po’ come quello che scrivo.

  • Parole d’elio, nuvole di fosforo.

    Pioviggina. Succede sempre così, non riesco.

    A spiegare perché, quando vedo il tuo viso poggiato di profilo sul mio braccio, penso che sia qualcosa di diverso dal fottìo-di-parentame-un-po’-matto-inventato-da-me, qualcosa di ben più stretto, intimo, fuori contesto, assoluto. Ma, per quanti sforzi potrò fare, non ci crederai mai. E io ci provo lo stesso.

    E spiegare perché non riesco a reggere la violenza di un tornado, e invece affronto le tue morse fino allo stremo. O perché mi sento uno stupido quando cerco di spiegarti cose quando so che le parole sono inutili, veniali.

    E perché, in fondo, vorrei che continuassi a dimenticarti di quel cerchietto e quell’anello, e che restassero per sempre lì, senza che nessuno li muova di un centimetro, per vederli ad ogni piccola morte. E riascolto quella canzone il cui balletto scemo ora posso considerare, a suo modo, un piccolo presagio.

    Mi chiedo se abbia davvero ragione quel tachimetro farlocco che mettono per strada e in realtà vada a 74 Km/h anziché ad 80 Km/h. Ma questo, a meno che non vogliate ricavarne una morale sulla plurivalenza dela verità o sui rischi connessi alla guida in sonnolenza, non credo che possa riguardar qualcosa.

    Le parole fluttuano insieme alla condensa, manca l’aria, e ogni tanto respiro parole senza senso e ogni tanto un po’ d’aria. Ti guardo rincantucciata nel cappotto, fa freddo. Freddo. E torno con pensieri che si accumulano, si scontrano, alcuni vogliono distrarmi dall’angoscia emergente ma poi diventano loro stessi angoscianti e li rivedo negli occhi vitrei dello stesso gatto (sì, è ancora lì, dietro quella curva). Insomma, un bel casino.

    Poi chiamo Morfeo, che in realtà è una mamma affettuosa che ti rimbocca le coperte, e accarezzandoti i capelli resta lì tutta la notte a far scivolar via il velo grigio. E mi sento protetto nel suo grembo d’incoscienza.

    Non riesco. E succede sempre così, pioviggina.

  • Edera.

    Già. Un’edera.

    Presenza confortevole.
    Poi chiarificante.
    Quindi rassicurante.
    Definitivamente tergente.
    E inaspettatamente rinforzante.

    Tra l’altro, avete mai provato a staccare una pianta rampicante dal muro? Di quelle che formano delle specie di ventosine che si appiccicano alle pareti, intendo.

    Beh io lo facevo da piccolo, e mi piaceva vedere come, in alcuni punti, la pianta avesse attecchito così tanto da rassegnarsi ad abbandonare le ventosine (avranno pure un nome più decente da qualche parte) sulla superficie. E quelle poi non le staccavi mica.
    Altre volte invece la pianta era così saldamente ancorata al muro da non riuscire neanche per sogno a strapparle via. Wow. Però preferivo vedere le ventosine sul muro.

    Ora, certo, ne son passati di anni da allora, e io non so se continuerei ad ammirare com’è brava ad attecchire una pianta rampicante o se preferirei strapparla dal muro per cercarne le tracce.

    Fatto sta che dovrò sentirmi pur protetto da qualcuno.
    E, finito il giorno senza tempo e senza spazio, resta la solita consapevolezza che presto o tardi questo qualcuno sarò io. Dopodiché sarò pronto. Non so per cosa, ma sarò comunque pronto.

    E questo, certo, lo sapevo già.
    Ma ora riesco ad accettarlo un po’ più serenamente.

  • Al centro commerciale.

    Alla fine non è che ci vado molto spesso.
    Ma mi dimentico sempre che è uno stupendo anti-stress.

    Passi tra le vetrine e ti fissi su degli oggetti che tanto non comprerai mai.
    Ma vuoi mettere la soddisfazione trovarteli davanti?

    E poi, ciccio, vedi che se siamo venuti qui è perché dobbiamo prendere qualcosa di preciso! E cosa? Boh, la prima cosa che ci piace! No aspetta, senti, è ora di pranzo e ho un po’ di fame. Ma scusa, oggi ho ingerito quantità industriali di patatine… beh sì però ho un certo languorino. Ok io prendo un menu con l’hamburger e tu un menu con la pit… no veramente vorrei quella cos… e invece no, ti pigli la pita! E vabbè… Scusi giovine, che ci mettiamo nell’hamburger, ketch e maiones? No, senti, puoi mettere un po’ di porcherie varie? In che senso? Mah, metti lo tzatziki, insalata e crauti… [sguardo interdetto]. Ehi vuoi assaggiare? Ma veramente già sto scoppiando tra questa vaschetta abnorme di patatine e questa pita che non finisce m… eddài assaggia lo tzatziki! Ok… mmm… ehm, no ma è buono… [bleurgh!]. Cioè un po’ tipo il Crispy McBacon però un po’ meno di plastica… [scattered-bleurgh!]. Ehi guarda! All’ingresso di Feltrinelli Village c’è il DVD di "Super size me"! Lo compriamo? Senti, con le porcate che stiamo mangiando ininterrottamente da ieri sera il super size me tra un po’ lo giriamo noi!

    Ovviamente, arrivati alla Feltrinelli, scatta quello strano meccanismo inconscio che ti porta a dover resistere alla tentazione di comprare il 40% dei CD e il 40% dei libri, anche se sai che molto probabilmente poi ti scoccerai e non li ascolterai/leggerai neanche una volta.

    • Un album semisconosciuto dei Chemical Brothers: rinuncio.
    • Alice in Chains: rinuncio.
    • Roy Paci & Aretuska: rinuncio. (sti CD costano troppo, altro che promozioni…)
    • Donovan: c’è Mellow Yellow? 5 euro e 90? Lo prendo! (essì, perché uno pensa ai "5 euro e novanta", non ai "quasi 6 euro", e ci casco ogni volta come un boccalone)
    • Dalla: rinuncio, costa troppo per essere un cazzo di rimasterizzato di uno dei primi album… e poi stavolta il trucchetto del diecieuroenovanta anziché quasiundicieuro non ha funzionato, tiè! (ah certo)
    • Una compilation inguardabile dei Jefferson Airplane: lo prendo giusto perché c’è White rabbit e costa cinqueuroenovanta-anziché-quasiseieuro. (te pareva)
    • Una compilation di James Brown: ragazzi, questa non scappa. Da quando ho visto un triplo vinile di James Brown di almeno 25-30 anni fa mi è rimasto il piccio, dovevo togliermelo. E poi, dài, che saranno mai cinqueuroenovanta? (mi sto odiando da solo)
    • Due compilation di George Benson, di cui una ufficiale della major e l’altra rifalda di una casa mai sentita in vita mia: ok, prendo quello della major, speriamo si senta meglio (merda, invece dovevo prendere quella rifalda perché c’era Blue bossa oltre a This Masquerade! Mi sento un idiota, ma nell’euforia paranoica del momento non ci ho fatto caso… oh, comunque sia ho scoperto che c’è una versione – guarda la coincidenza – di White rabbit… e vi assicuro che ne è valsa la pena).
    • Un libro sul fanatismo degli utenti Mac: wow! C’è pure la foto di un tipo tedesco di nome Bob che, anziché la classica melina (attenzione, si dice che in ogni città ci sia almeno una macchina melina-munita per ogni quartiere!) ha deciso di mettere sul parabrezza posteriore nientemeno che l’adesivo della dock… fantastico! Però costa troppo. Cazzo, prima erano solo i Mac a costar troppo, adesso ci si mettono pure i libri fighi sui Mac… ah, che vizio costoso! E vabbè: a malincuore, rinuncio.
    • Vi ricordate quel tipo di Colorado cafè che faceva il corso di sa-vo-ne-seah? Beh, finalmente era arrivato il momento di comprare il libro… finché il mio sguardo si è poggiato su…
    • …un librone su MS-DOS: beh sì, voglio dire, ci ho passato tutta l’infanzia con MS-DOS, però vuoi mettere il gusto di avere sto librone che magari non leggerò mai ma potrò esibire con orgoglio nella mia biblioteca? Tanto è la versione economica, e ci dobbiamo perdere per una decina di euro? Stavo per andare alla cassa quando vedo la…
    • Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters. Beh sì, magari mi sarebbe bastato ascoltare Non al denaro né all’amore né al cielo di De Andre’… o magari la versione di Morgan che fa la sua porca figura… però, ragazzi, quando ho letto a cosa si è ispirato Faber quando ha scritto Un ottico non ci ho capito più nulla.

    No, è inutile. Non me ne pento… ah, e visto che so già quale sarà una delle prime obiezioni, il suo latore sappia che ho già messo "quei soldi" da parte (no dài, u frà, non volevo toglierti il gusto di scriverlo nei commenti ^^).

  • Croak! Swallow this.

    Un sasso lanciato in verticale
    giunge al culmine,
    quindi si sottomette alla forza di gravità,

    tornando a terra
    nel punto di origine.

    La prossima volta si incastrerà tra le fronde,
    come dovrebbe.

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    Source: Starstore Catalogue

  • L’insistenza; violenza.

    Forse mi sbaglio, ma non c’era nulla di dolce in questo.

    Squallido. Come quell’altra volta, che non mi appartiene, per fortuna, neanche per una molecola.

    Ma un giorno elettrico comincia quando si passa il badge nel senso opposto e, uscendo, nonostante una polvere porpora ti accarezzi dolcemente il viso e il suo odore sia ammaliante come vaniglia, vedi nuvole torbide ammorbare il cielo color grigio-lenzuola-matrimoniali-appena-lavate-gocciolanti.

    E spero al più presto di potermi circondare di muri diversi, e renderli un piccolo e amabile focolare, per godermi il silenzio dei respiri che decido io. E ho paura. Paura da morire. Paura di fallare, fallire, tornare con la coda tra le gambe. Non è più il momento, cazzo, non è più il momento.

    Ultimi movimenti. Frammenti più feroci.

    Appeso a un quarto di scalata, senti che forse c’è qualcosa che va più in fretta, e non riesci a stare al passo. O forse in realtà è il contrario, e se è così sarebbe ancora più grave. Significherebbe che stai desiderando tutto senza capire che in realtà non ti resterà presto più niente.

  • Oh, cang’.

    Oggi basta, parlo potabile.

    Allora, eravamo io, Sting e Robert Plant a prendere la birra al Canalon… no quello era Piero Scamarcio. Allora, eravamo io, Rkt, Jere, il dott. dK, Ju, Ciu, …e tanti e tanti altri. Ah, ovviamente c’era 1/3 di casa Zarathustra, quello più importante.

    Dovevamo festeggiare la famosa laurea; e c’era bisogno di stare a sindacare su dove andare? Ovvio che no: Matera. Due di primitivo e una di aglianico, tanto per bagnar le labbra; e questo non significa che poi abbiamo continuato, perché a quel punto in realtà il 50% era già KO e l’altro 50% era senza un soldo…

    Ho passato una serata stupenda. E la verità è questa, che io adesso sto bene, sto bene da morire, nonostante tutto. Per esempio, adesso non sento davvero più la mancanza, e non cerco più di sentirmi parte di qualcosa che ora appartiene a qualcun altro, cioè a se stessa. E adesso sono finemente contento di questo, perché è un progresso, una sintesi in puro stile hegeliano.

    Ieri sera mi sono preparato di tutto punto, tutto contento di mostrarti i maglioni che non vedo l’ora di indossare per l’inverno veniente, e tu ha indossato uno dei miei preferiti (dopotutto fa freddo a Matera, anche se una sera capitò che ci fossero non ricordo se 0 o -1 gradi, e alla fine non morimmo di certo assiderati). E ci siamo preparati e ripreparati, e disordinati e riordinati, ritratti e ascoltati, tutto nell’attesa che arrivassero tutti sotto casa mia, per la serie: nel regno dei baresi chi è sulla strada per Matera è il re!

    Al ritorno la nebbiolina ha tirato giù anche qualche goccia di pioggia. In macchina. Due narcolettici. Due cagnolini che si rannicchiano uno nell’altro per tenersi caldi a vicenda. Mentre rivediamo i posti della nostra notte. E mentre Raf sorpassa e inveisce contro un tamarro ubriaco che sbanda sul cinquantino e il tamarro, per ripicca, lo risorpassa a due millimetri urlando come uno gnu in calore (che non so come fa, ma sarà qualcosa come grbruaaAAAARGH!).

    E vorrei che fossi un anello per averti sempre al dito… ma, se non ci sei, riesco anche a stare da solo.

    E se questo ora è possibile, insieme a tante altre cose, è anche grazie a te.