Author: TheLegs

  • The Dumper, episode II.

    Quando uscimmo per la prima volta mi misi in ghingheri. Lo feci aspettare anche un bel po’, lo ammetto, ma più mi guardavo allo specchio più volevo apparirgli perfetta. Poi, dopo una cena e una chiacchierata indimenticabile, ci baciammo, per ore ed ore. Le sue mani erano ovunque, ma soprattutto si affannavano sul viso, sui capelli. Questo mi irritava. Mi sentivo in disordine, con il trucco sfatto, i capelli scarmigliati. E quando tornai a casa mi guardai allo specchio, delusa: sembravo un rottame.

    Uscimmo per mesi e mesi, e tutte le volte fu la stessa storia. Più apparivo bella più lui cercava di distruggere il lavoro che avevo applicato con cura su me stessa. Sembrava quasi che mi odiasse in quei momenti, e avrebbe volentieri stracciato via quei vestiti, rovinato il trucco, scombinato l’acconciatura, per sentirsi rassicurato. A volte si eccitava nel vedermi sciatta, sfatta, con un’aria da drogata. Si divertiva a distruggere la mia forza, con violenza.

    In verità non mi ha mai graffiato, neanche per sbaglio.

    Ma lui è un saliromaniaco.
    E io non posso rovinarmi il trucco.

  • The Dumper, episode I.

    Erano troppo diversi.

    Lui si sentiva grande accanto a qualcuna più grande di lui.
    Lei invece preferiva star dietro qualcuno più grande di lei.

    Faceva troppo male.

  • Dovrebbero farli tutti così i concorsi.

    Attenzione.

    Abbiamo il premio.

    Tre barrette gusto mela.
    Non ve ne pentirete.
    I vincitori mandassero il loro indirizzo di posta via PM.

  • Mi riconoscerai sicuramente: ho dei guanti di pelle nera e un gatto a nove code.

    Allora.
    Analizziamo punto per punto la situazione.

    • Abbiamo raggiunto per vie traverse gli obiettivi di questo contest, ossia: 1) prendere un po’ per culo i sistemi che valorizzano i blog sulla base di link e controlink, i contest (e volendo anche un po’ i meme), i sistemi pseudo-para-commerciali che navigano sommersi nella blogosfera delle blogghestarre, varie ed eventuali; 2) divertirci un po’ nel modo idiota e goliardico che ormai ci caratterizza; 3) socializzare con altri blogger con la scusa di farli incazzare un po’.
    • Ringrazio ovviamente le colleghe magistrae, nonché gli infami recensori e gli innocenti recensiti; chi ha capito lo spirito di questo gioco si è divertito con noi, chi non l’ha capito ci ha fatto comunque divertire con quell’inevitabilmente piacevole litigare fine a se stesso.
    • Le votazioni si sono concluse, ma sono state una vera schifezza. Una vera schifezza! Qualche misero voto, una plateale assenza di complotti e personalità multiple, corruzioni e cordate. La mia nonnina alle Seychelles sta incazzata come una biscia, l’avevo mandata lì con la promessa che avrebbe fatto una vita da nababbi, e invece per colpa vostra ora è lì, da sola, senza neanche i soldi per il viaggio di ritorn… mmm… come non detto, ragà, grazie!
    • In tutto questo avete pure fatto vincere shadysun, il che crea una situazione alquanto imbarazzante: siamo in pieno conflitto d’interessi! Può una magistra (indi un giudice con tanto di metro e mezzo di statura, regola della L, eccetera) essere contemporaneamente anche una giudicata nonché – ed è qui la fregatura – vincitrice in base al televoto?
    • Ma questo in realtà è un problema relativo: la magistra-candidata-vincitrice potrà anche proporre il suo vincitore (anzi, credo che l’abbia già fatto qui in preda a crisi mistiche), ma sarà chiaramente esclusa dalla scelta del premio (mhuahuahua).
    • No, non vi diremo oggi qual è il premio.
    • Ho detto di no.
    • Nope. Adammurì.

    Premio "Rossana Rossanda".

    Come già anticipato, il premio della giuria popolare comunista jind-o-cor (JOC) va alla altrettanto blogger popolare comunista JOC shadysun (ma va?) con il Blog di Costantino e Linda Santaguida sotto l’egida di ben – e sottolineo ben3 voti. Ragazzi, vi renderete conto che è stato difficile per me conteggiare tutti i voti, ma per voi questo ed altro.

    Premio della critica.

    Questa sarebbe la parte delicata. Ma, in realtà, io e #9 abbiamo giustamente pensato che, se la sinistra clientelare ha intenzionalmente glissato per due volte sulla legge sul conflitto d’interessi, che cazzo ce ne può fregà a noi? Tanto abbiamo la maggioranza, quindi i voti deliranti di shadysun non conterebbero.

    E indovinate la maggioranza chi ha deciso di premiare?

    No, dico, indovinate?

    Signore e signori…

    (rullo di tamburi)


    (oh, fate tutti "trtrtrtrrrr")

    tr…

    trrrr…

    (e dài, un po’ di immaginazione cazzo!)
    trtrtrrrr…
    trtrtrrrr…
    trtrtrrrr…
    la vincitrice è…
    trtrtr-r-rr-rr…
    (non durate una cippa, schiappe!)
    (ptùi!)


    shadysun!
    (insieme a fede990 con il Blog di Costantino e Linda Santaguida)

    Lo so, adesso griderete allo scandalo. 😛

    Premio finale, quello vero, quello che tutti desideravano, l’unico vero e originale®, servito in tutti i peggiori server di Caracas.

    Ebbene sì, signori.

    Viviamo in un mondo dominato dall’indeterminatezza del caos, dalle migliaia di combinazioni del caso. Anche l’esistenza stessa di ogni cosa è frutto della combinazione di migliaia di azioni. Che poi, se ci pensaste davvero, dovreste aver paura pure del mouse che state usando: c’è vita dentro! Brr.

    Quindi era inevitabile che, anche questa volta, a decidere fosse nientemeno che il famigerato Decisore. Sì, stiamo parlando dello strumento che salva le nostre serate di perenni indecisi, che ci permette di prendere in modo consapevole decisioni fondamentali, che subdola pubblicizza a gran voce sul suo blog (anche se questo in realtà non mi ha ancora fatto vedere il becco di un quattrino), e meno male che nella pubblicità c’è il link preciso preciso, che se no chi cazzo se lo ricordava dove andarlo a beccar… ehm. Sì.

    E quindi:

    • DorianRiver = 10.2%
    • SpoonG = 9.77%
    • Rkt = 9.58%
    • ipsediggy = 10.04%
    • #9 = 9.72%
    • Jeremy1984 = 9.92%
    • Io = 9.97%
    • cotrugnoso = 10.64%
    • shadysun = 10.23%
    • FrancesGlass = 9.92%

    Ho deciso io per te:
    cotrugnoso
    (insieme a momonkey con Io sono morta)

    Saluti e baci.

    Grazie a tutti, belli e brutti.
    Presto vi aggiorneremo sul premio,
    il tempo di accocchiare il cerbero malefico.

  • Too much to do, so little time.

    Colleziono bellissimi oggetti.
    Un paio di scarpe.
    Degli occhiali.
    Un telefono.
    Una macchina da scrivere.
    Sono fatti di legno e feltro, con cuciture evidenti.
    Quel loro delicato aspetto non rifinito li rende amichevoli, rassicuranti.
    Li ha fatti Stéphanie.
    E io allestirò una mostra per esporli.

    – Stéphanie, dici che posso prendere anche la coperta rossa?
    – Certo Stéphane, vuoi scherzare?

    E c’è questa stupenda coperta.
    È di feltro rosso doppio con dei grandi quadrati bianchi.
    Animali selvatici ci corrono sopra.

    Lei sorride.
    Io mi piego su una roccia nel tentativo di raggiungerla.
    Ma lo stomaco, compresso, mi fa male.

    – Stéphanie… mi tieni la mano?
    Non riesco a dormire.

    Lei la prende.
    Io mi addormento.

    (L’arte del sogno, F 2006)

  • Τα γλυκιά μου μικρή νύχτα.

    Nella mia piccola dolce notte piove a dirotto. Il pomeriggio caldo lascia ancora il posto alla notte gelida, che punge i piedi sotto le galosce umide, e i brividi corrono inaspettatamente lungo la schiena.

    C’è questa stanza, larga e altissima, sprecata rispetto alla poca gente seduta al tavolo. Fra quei tavoli color noce, sorseggiando una tazza d’infuso, ci siamo noi due. Abbiamo aggiunto un po’ di vodka per goderne l’odore mentre si mescola, ancor più pungente, tra i vapori.

    Il nostro sguardo vaga intorno, soffermandosi sui piccoli particolari. La forma dei bottoni della giacca del signore al tavolo di fianco. I riflessi dell’enorme lampadario sul soffitto che, impassibile, lo accoglie nonostante il suo peso. La sigaretta senza filtro della signora triste all’angolo opposto. Poi, in realtà, Ain’t misbehaving finisce per catturare in sé ogni tentativo di distrazione. Studiamo ogni movimento dei polsi, delle labbra, delle dita, dei pomi d’Adamo, ne seguiamo la scia, ne visualizziamo l’onda sonora. Ne percepiamo il calore. Piove su un’enorme cupola tiepida, e noi guardiamo, curiosi, le mille direzioni in cui si infrangono mille gocce sul vetro. Piove su un’enorme scatola soleggiata, e noi ne ascoltiamo l’allegro ticchettìo regolare.

    Ad un certo punto mi giro verso di te.
    Ti guardo negli occhi, scruto il tuo sorriso.
    Sei dolce come questa melodia.

  • Estemporanea VII: GDG rmx.

    Siamo troppi.
    E troppe sono le informazioni.

    Fin qui niente di nuovo, lo sappiamo tutti, qual’è il problema? Voglio dire, è inevitabile, siamo così tanti che forse è un’enormità che non riusciamo neanche a concepire. Allora ci accontentiamo di conoscere uno stretto numero di persone (in media sulle duecento), di imparare un numero limitato di vocaboli, posti, contesti, poesie, trame di libri e film, aforismi e citazioni d’ogni sorta. Questo fa il nostro piccolo mondo, e il nostro modo di rapportarci al mondo esterno.

    Ma è il rendersi conto, a volte, che c’è tutto un mondo fuori, così infinito e così dispersivo da non poterne seguire le tracce a fondo, l’idea sottile che – paradossalmente – proprio la nostra veemenza nella ricerca della verità ci ha portato ad allontanarci sempre più dal suo nucleo.

    Vengono in aiuto due passi.

    Il primo arriva da un testo forse sovrabusato, tanto da essere considerato a volte quasi frivolo, anche per la superficie romantico-politica della sua trama. A mio avviso, piuttosto, con la scusa di parlar d’amore e di sputar sentenze qui e lì contro i cechi comunisti, offre anche e soprattutto degli spunti interessanti.

    «In una società ricca, la gente non è costretta a lavorare manualmente e si dedica all’attività intellettuale. Aumentano le università e aumentano gli studenti. Per potersi laureare, bisogna trovare argomenti per le tesi di laurea. Gli argomenti sono una quantità infinita perché è possibile scrivere tesi su ogni cosa la mondo. Risme su risme di fogli scritti si accumulano negli archivi, che sono più tristi dei cimiteri, perché non ci entra nessuno nemmeno il giorno dei morti. La cultura scompare nell’abbondanza della sovrapproduzione, nella valanga dei segni, nella follia della quantità. Ecco perché ti dico che un libro vietato nel tuo vecchio paese significa infinitamente di più dei miliardi di parole vomitati dalle nostre università».

    (M. Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere, Adelphi 1984)

    L’altro testo è di per sé prezioso per vari motivi, ma soprattutto per la sua premessa seconda (filosofica) a mo’ di scusa. Perché quando la Terra non girava (perché sappiamo tutti che è stato Copernico, maledetto Copernico, a farla girare), l’uomo era il suo stesso centro, il trionfo dell’individualità specifica nella collettività. Ma ora la Terra gira, gira e rigira, senza meta né motivo apparente. E questo cambia le cose per noi poveri fyborg.

    Ormai noi tutti ci siamo a poco a poco adattati alla nuova concezione dell’infinita nostra piccolezza […]; e che valore dunque volete che abbiano le notizie, non dico delle nostre miserie particolari, ma anche delle generali calamità? Storie di vermucci ormai, le nostre. Avete letto di quel piccolo disastro delle Antille? Niente. La Terra, poverina, stanca di girare, come vuole quel canonico polacco, senza scopo, ha avuto un piccolo moto d’impazienza, e ha sbuffato un po’ di fuoco per una delle tante sue bocche. Chi sa che cosa le aveva mosso quella specie di bile. Forse la stupidità degli uomini che non sono stati mai così nojosi come adesso. Basta. Parecchia migliaja di vermucci abbrustoliti. E tiriamo innanzi. Chi ne parla più?

    (L. Pirandello, Il fu Mattia Pascal, Mondadori 1988)

    Vermucci nojosi
    raccontano storielle nojose.

  • O Solresol, Solresol, warum bist du Solresol?

    Un pazzo è come una rosa. Gli cambiamo nome quando ci sembra estraneo, insondabile o incomprensibile, ma il profumo resta sempre lo stesso. Ricordatelo, voi i cui discutibili metodi creano mostri senza cervello. Senza memoria. Senza cervello.

    › scorrere · sfiorare · scivolare ‹

    Le dita scorrono sulle corde, come la schiuma scorre nella Guinness ultrasuonata, come i copertoni che scorrono sulla tangenziale deserta, come il tuo bacio sfiora il mio sorriso, come i nervi a fior di pelle sfiorano gli altri nervi, si scontrano, per poi lasciarsi scivolare tutto addosso.

    Questo a me piace, questo lo si può vivere. Ma se io salgo su quella scaletta e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi, milioni e miliardi di tasti che non finiscono mai (e questa è la vera verità, che non finiscono mai), e quella tastiera è infinita… Se quella tastiera è infinita, su quella tastiera non c’è musica che puoi suonare.

    (A. Baricco, Novecento)

    Una parola sola.

  • Vordhosbn’s stream of entropy.

    Ed è così che cade il primo fiocco di neve. Il ricordo del disagio. Poi ne soffi un altro, e un altro ancora. Finché non ne hai ricavato una coltre così spessa da non poterne più distinguere le parti.

    È allora che senti l’impulso irresistibile di dar soluzione di continuità a questa massa informe, prendendone una parte, compattandola e donandole una forma con le proprie dita, gelide e intorpidite. Per poterla gettar via prima di dimenticarsene, prima che l’entropia si rannicchi nell’entropia, si nidifichi, attecchisca e ferisca ancora. Per poter pensare, col senno di poi, a quanto fosse futile lasciarsi infastidire da un magnetismo blando e quasi teatrale.

    E devi concentrarti con tutte le forze, cazzo, con tutte le tue dannatissime forze. Per non perdere il filo. Ma è un equilibrio così sottile che basta una piccola spinta a far crollar tutto. E allora si salva il salvabile, si stende la trama incompleta, prima o poi arriverà il momento giusto per darne un’ulteriore parvenza di completezza.

    Perché, è vero, spesso proprio ciò che è irritante ha, invero, una sua componente seduttiva, catalizzatrice di riflessioni confuse che premono per uscire in qualche modo. Come quando si scardina l’essenza ambigua e astratta con quell’atteggiamento pragmatico, o altrimenti witty, o altrimenti pseudo-carismatico, che mi fa piacere veder applicato ovunque. Ovunque, sì, ma non qui. Non su questo spirito.

    E allora perdonami, monade, ma dovrò salvarmi. Salvarmi. Perché voglio un altro nome e un altro cognome. Perché sarebbe potuta essere ciò che non è mai stata, se non avesse reso la storia una sceneggiata. E quindi starò qui, così, bene così, nonostante la mia curiosità. E, in realtà, mai come in questi momenti c’è bisogno invece di quel cuore scaldacuore, se non fosse che per una volta, una volta sola, voglio smetterla di aggrappare i miei artigli ad un qualcosa di così delicato e ferirlo. Non più.

    Pian piano tanti punti fermi svaniscono.
    E altri, per fortuna, altrove nascono.

  • Se imparaste a suonare potreste scoprire anche voi le gioie del neomelodico ebolitano.

    Ok, ho sonno.
    Sarò Pipino, come Papa Luciani.

    Parte prima. Breve trattato sullo stato dell’arte (questo paragrafo verrà aggiornato continuamente con piccole logoranti modifichine, aka "m" su Wikipedia).

    Allora, riprendendo una vecchia tradizione, alle ore quìndicievventiquàttro del ventiquàttrofebbràioduemileòtto ci sono alcune persone che si sono spremute adeguatamente le meningi hanno smosso un po’ la classifica:

    Ricordiamo alla gentile utenza che: 1) farebbe bene a spicciarsi, visto il tempo stringe; 2) il codice per il banner è in fondo a questo post; 3) Lo stesso questo post è quello che darà risposta all’avventore casuale che si domanderà "ma checcazzè tutto ciò?"; 4) Inutile che iniziate a votare questo o quello con la pretesa di non venir presi per culo, tanto prenderò in considerazione soltanto i voti espressi da quànndovelodicoìo, e soltanto nei modi consoni (che, metti caso, potrebbero anche non esser consueti).

    Update 19/02 » Fine delle raccomandazioni, ora si passa al televoto! Lasciate un commento con la vostra preferenza, avete tempo fino al 28 febbraio (ebbene sì, me ne sbatto dell’anno bisesto).

    Parte seconda. Bacheca delle comunicazioni di servizio (e se vi aspettavate che questo paragrafo invece sarebbe rimasto immutato, consolatevi: verrà seviziato certamente meno dell’altro).

    • Il punto 1 di cui sopra viene magicamente preso a botte dalla proroga richiesta da diversi volontari, e soprattutto dalla magistra Ombra, che è stata molto lieta di sapere che sarà fino al 18 febbraio. Ok. Non ci avete capito una mazza. Avete ragione. Allora: proroga fino al 18 febbraio. Ecco.
    • Domani (15/02) vado di nuovo a far la voce da troione dell’166 a FuoriFrequenza per altre cose, ma se mi riesce parlerò proprio di questo contest. Sì, cercherò di nominarvi uno per uno stavolta, così porremo fine allo scandalo Gambettopoli una volta per tutte. Info alla fine di questo post (lo ammetto, mi scoccio a riscriverlo).
    • A proposito, ovviamente ho avvisato tutti i candidati della loro candidatura, tranne quello proposto da me, chiuso ai commenti, e quello di Jeremy1984, chiuso e basta (sfigato). Ovviamente invitiamo a partecipare alla votazione anche loro e i loro amicìci.
    • Il blog segnalato da Jeremy1984 è stato magicamente riaperto, e al momento attuale (21/02) è anche primo in classifica. Anvedi checcùlo.