• Breve saggio a quattro mani.

    Caso arriva e sconvolge travolge impasta nuova forma per ogni cosa, un Happy Tree Friends con singolare accompagnamento e sottofondo costante di ceci su cui inginocchiarsi per i dabbene.

    C’è un ordine nuovo che guarda con miopia e occhiali in bilico la definita indefinitezza degli eventi. Anarchia, mostra agli occhi obnubilati dalle ormai troppe gabbie logiche come Raab e la sua discendenza possano instillare nell’uomo la rivelazione di una nuova Verità. La verità delle mille verità. Anarchia, i tuoi adepti credono nella tua Utopia. Anarchia, apri loro la porta.

    plic plic plic
    Tintinnio della pioggia incastònati nelle cellette del non rumore. Incastònati come una composizione sul pentagramma, una composizione di fotogrammi per il diagramma di questa composizione a quattro mani. Prendi questo foglio ed avvolgilo sul tuo petto, eroicamente nella stanza con vista sull’abisso, intriso di crasi e troncamenti, ma più di tutto del candore della notte che dilaga ed anima le statue, prendono vita i corpi fragili e le non verità giù nell’abisso, giù giù giù, finché non le guarderò scivolare nell’aria, volteggiare e crollare con uno schianto, protetta dal parapetto        lieve brivido contento.

    Abbandonatevi alla vostra latente concupiscienza, o francescanisti a puntate, e scoprirete che il cavallo nero saprà guidarvi meglio di quello bianco. Ricordate i tempi della vostra adolescenza, quando arrivò un demone che ha preteso insegnarvi il mestiere, e come furono sublimi queste apocalissi. «Sono colui che provoca e ritira il sasso. Sono la posologia della nicotina. Sono il vigliacco.»

    Pure frigid waters from these eyes that always miss you
    Nothing but violence from my empty gun
    I’m using silver to light up these blackheart faces
    blinding your fingers with my skin that burns for you.

    Qualcuno mi ha detto che ad offesa si risponde con offesa. Non credo in questo. Qualcuno mi ha detto che alle mani si risponde con mani. Ed io non posso convenire. Qualcuno mi sta occludendo lo spazio, apriti porta e squarcia l’eccentricità della stanza, distruggi le difese che non servono, zittisci i vigliacchi e gli ottusi. Ho in cuore un bene molto più grande.

    Siamo nell’angolo più caldo di un pianeta rotondo.
    Hai il coraggio di accettare i tuoi impulsi, il coraggio di seguirmi?
    C’è una barca pronta dietro l’altra pagina.
  • Radio Bemba Città Libera.

    Ci siamo?

    Benvenuti a Radio Bemba Città Libera, la radio più libera della città più libera. Ragazzi, vi confesso che sono molto emozionato. Ammetto che è la mia prima volta come speaker radiofonico, anche perché prima di questa radio non c’è mai stata nessuna radio in questa città. E prima di questa città non c’è mai stata nessun’altra città, quindi non sarei potuto neanche andare a cercare lavoro altrove.

    Spesso mi chiedo in effetti come si possa dire “più libera” se effettivamente siamo gli unici… più libera rispetto a cosa? O chi? In effetti il concetto stesso di libertà non esiste, perché non sarprei dirvi a questo punto se possa considerarmi “libero” o “non-libero”. Alla fine sono il solo in questa città, quindi con chi potrei mai confrontarmi?

    Ma passiamo ad altro. Lasciatevi trascinare da questo breakbeat a 180bpm (Cento-ottanta bipièm. One and eighty b-p-m. Subb’-subb’, hoopher, hoopher!), non siamo tre metri sopra il cielo né tre metri sotto terra, siamo con i piedi ben saldi e aspettiamo il pezzo che renda giustizia alla nostra ipnosi. La ripetizione ossessiva è conforto del malato, la ripetizione ossessiva è conforto del malato, lasciatevi ingabbiare in 3 minuti di riferimento.

    Porcellino, lascia che la tua casa di paglia venga soffiata via dalle potenti froge di un lupo che ha deciso a tutti i costi di soffiar vortici dalle sue grandi e pesanti froge sulla tua casa preferita, il tuo piatto preferito, il tuo accordo preferito, il tuo schiocco preferito. Ascolta l’eco del tuo nome rimbalzare da una parte all’altra del Grand Canyon e ritornare come un boomerang per sentirlo addosso come uno schiaffo… schiaff… sch…

    Non è quel che vidi che mi spaventò.
    È quel che non vidi.

    (A. Baricco, Novecento)

    Oggi potrebbe essere il 2 agosto e potrebbero essere le 10.24. Sono in ritardo, anche se mi chiedo rispetto a chi. Potrei avere 60 secondi a disposizione, ma d’altra parte può darsi che il tempo e lo spazio non abbiano senso ad essere commisurati: dopotutto non esiste un… metro di paragone.

    Alla fine potrei chiedermi anche come faccia a parl…

  • Ehm… perdonami, ma se Cody dice di non essere australiano… cosa dovrei mai andare a pensare?

    Probabilmente che Cody non sia mai stato australiano.

    Così, quando Bernie ebbe quest’ennesima rivelazione, prese coraggio e decise cosa fare.

    «Questa sera sentirò rubini dissolti nell’ambrosia scendere lungo il mio corpo e risalire lungo la schiena, mentre Virgilio mi accompagnerà nel lungo tragitto che porta al sacro parapendìo.»

    «Giunto lì griderò con voce piena uno schwa, o una qualche altra vocale dal timbro indistinto, e sputerò fuori un po’ di tristezza (e la tristezza è rabbia repressa, diceva Freud… non male). Dopodiché mi metterò in bilico sul pozzo e non sentirò altro che odori di umido, eco di campanacci e latrati, e scrosciare di flussi d’acqua che si arrovellano l’uno sull’altro.»

    «Quando sarò soddisfatto trascinerò il mio Virgilio più in là e ci nasconderemo in una grotta. E poi un’altra. E un’altra ancora. E infine vorremo leggere le trame del cotone e farsene accarezzare dolcemente. E scoprire forme nuove e più primitive.»

    Brucia il tabacco nel cilindro di carta velina.
    Una sottile scia di fumo denso vola sinuosamente verso l’alto, separandosi in vortici che si sperdono, alla fine del loro tragitto, nell’aria comune. Cody forse avrebbe voluto poter fermare queste idee nella loro prima essenza, senza scottarsi.

    O raccoglierle sotto la campana di una lampada.
    O frenarle lungo la condensa sul vetro inclinato del parabrezza.

  • Volevo scrivere solo un commento.

    Ma poi mi è piaciuto e allora l’ho chiamato in disparte.

    Io: Figliolo, tu sarai un post.
    Lui: Davvero papà?
    Io: Sì, però non dirlo in giro che son tuo padre, se no dovrò pagare gli alimenti al nonno!
    Lui: E chi è il nonno?
    Narratore: (fuori campo) Lo sapremo nella prossima puntata!

    Perdonatemi, ma i più assidui avranno intuito i motivi di momenti di vago delirio di tal fattura… A proposito, crepi a tutti… e povero lupo!

    Ok basta.
    Il commento. Sì.
    Comincia con un: Ma sì, sì.

    È arrivato l’autunno che porta via il caldo, le spiagge assolate e piene di gente, le vacanze d’ogni sorta rigorosamente all’avventura e le avventure d’ogni sorta rigorosamente in vacanza.

    E, come ogni volta, si trascina via qualche strascico più o meno importante. A volte, certo, fondamentale.

    Allora sinceramente saluto con piacere l’anticamera dell’inverno. I primi maglioni e coperte sotto cui indugiare la mattina o rifugiarsi la sera. Un abbraccio e un bacio sulla punta del naso per riscaldarsi. Bere una cioccolata calda e alitare nella tazza per spanderne i vapori sul viso. Un viso caldo e all’aroma di cacao, e labbra morbide dalle quali leccare le ultime gocce.

    E poi, ancora, correre in bilico su un marciapiede di mezzo metro per sfuggire alla pioggia, e tornare a casa per estirpare un po’ d’umidiccio alle robe. E magari, chissà, un bel caminetto davanti al quale potersi sedere, con un Baileys stretto in mano e maglioni extra-large. Due teste su una sola spalla.

    Oppure scaldarsi con del vino rigorosamente locale, discorsi che si fanno guidare dal fumo agonizzante delle innumerevoli sigarette, e un giro nei Sassi.

  • Oggi è il compleanno della mia sorellina.

    Vabbè sorellina acquisita.

    In ogni caso oggi è il giorno in cui in genere uno si vuole sentire un po’ al centro del mondo. Della serie: tu sei il monumento e il mondo un piccione (EeLST), ma oggi hai giusto 24 ore di rivincita.

    Però visto che tanto la mia sorellina non leggerà mai questo post che scrivo a fare di lei? Ok, allora parliamo di me.

    Tanto il mio compleanno si sta avvicinando (ebbene sì, io e la mia sorellina siamo due bilancini). E poi oggi è anche il compleanno di Google, quindi se cominciamo con questo andazzo non la finiamo più.

    Ho ripreso a usare un cellulare che generalmente non uso quasi più, e ho scoperto che c’erano conservati gli SMS di auguri di due anni fa. C’era chi mi augurava che un anno in più mi portasse un po’ più di sale in zucca, chi mi chiedeva di bere un bicchiere anche per lei, chi non aveva soldi sul cellulare e mi fece gli auguri quasi il giorno dopo, chi addirittura, pur essendoci conosciuti frettolosamente nell’arco di una mezz’oretta di un lontano 14 (o 15?) settembre ad un MTVday, si era ricordata di farmi gli auguri, nonché di ricordarmi la promessa di festeggiarlo insieme un anno di questi. Di lei mi resta un numero di cellulare e il nome sulla rubrica, e il ricordo vago del suo viso e del suo piercing in una foto ormai perduta in bit scritti e sovrascritti.

    Quella di questi messaggi fu anche la sera in cui, non ricordo perché, ero giù di morale. Forse non c’era un vero perché, visto che, bene o male, ogni anno nel giorno del mio compleanno mi assale una specie di crisi depressiva. Però mi sono ricordato che quei pochi con cui ero uscito ci rimasero un po’ tutti male, soprattutto u’ frà che, alla fine della sera mi mando un messaggino consolatorio (u’ frà, all’epoca mi chiamavi ancora u’ crì… quante cose son cambiate).

    Poi la sera di un anno dopo il tutto andò decisamente meglio: una festa a sorpresa, i soliti (e ben accetti) noti, una cena luculliana appositamente studiata per le mie papille gustative (grazie ad informazioni estirpate con l’inganno! ^^), e chiacchiere e facezie fino a tarda sera.

    Chissà quest’anno come sarà.

    Vabbè, intanto: auguri Ciu!
    Boh, sì, e anche auguri a Google.

  • Dogs and taranta make me smile.

    Bienvenue dans le cirque du rien.

    No cash. No fuel. And no more bottles of water. And no sleep. No balls. No balls. No balls. No know-how, then no idea on how tomorrow will go on. And no reasonable reason of nodding for a learning-brand-new-desaparecido.

    Everything around me. Nothing for me.

    La soundtrack iniziò con Passive Aggressive. Poi arrivò un napoletano un po’ italiano-provincia-di-Foggia e un po’ tutto il resto, che mostrò agli astanti il potere della taranta (beh sì, sono 30 anni che produce musica nova), e in cambio invitò tutti a seguirlo in silenzio. Silenzio non fu, invece. E di conseguenza si finì con un turbine di pensieri che vorticavano e si scontravano alla stessa velocità del sangue di Crest.

    Auguratemi in bocca al lupo entro domani alle 9. E di toccarmi i capelli domani e per i prossimi mille anni.

  • Corto e malriuscito.

    Una sigaretta si infrange sull’asfalto in sprazzi di luce che si fanno lanciare in ogni dove per il breve tragitto che le fa ardere fino alla morte.

    Una bottiglietta d’acqua. Una reflex. Occhi rossi ai riflessi di uno degli infiniti diversi tramonti. Un sedile. Quella non è più la nostra auto (o comunque non è più la mia auto). Il morso è più maturo. «Non ti sei mosso per risolvere questa situazione, così l’ho fatto io!» «Sono cazzi miei!» «No.». Prendo un muro di legno e lo incastro in un altro muro di cemento, incastrato in un altro muro di indifferenza. Non me la sento, non mi va. Pace. Fretless. Buonasera. Silenzio. Buonanotte.

    Mi conservo in una campana d’avorio.

  • Potty Training.

    http://www.youtube.com/watch?v=_6-KrrIbAEs

    E ricordatevi che tutti, almeno una volta, avete dovuto affrontare questo problema, quando all’epoca i grandi problemi si riuscivano ad affrontare. Non siate indifferenti.

    Si ringrazia il Cattomoderasta per la gentile segnalazione.

    Dimenticavo, un saluto ai cari amici di Mai dire Blog che torneranno presto in attività. Spero anche loro con un bel trasloco da queste parti, sarà di certo più divertente.

  • 92 minuti di blackout. 40 secondi di niente.

    Il papa parla di nuovo ordine mondiale, di una Chiesa per cui morire, nonché di un’unica e sola vera Ragione.

    Previsione apocalittiche affiancano alla prossima morte del Sole il collasso del Sistema Economico Mondiale entro il 2012. Senza contare poi il fatto che rimarremo senza terra a causa del riscaldamento globale, e senza considerare deduzioni che portano a prevedere una futura Terza Guerra Mondiale fra Stati Uniti e Cina, così come altri catastrofici anatemi.

    Probabilmente aveva ragione Malthus, siamo troppi rispetto alle risorse, e quindi ben vengano catastrofi naturali e ben-poco-naturali per sfollare un po’ (a meno di accettare come soluzione la castità… stiamo parlando pur sempre di un prelato…).

    Io intanto continuo ad aspettare al varco.

  • Lo spazio e il tempo si dissolvono in nubi languide.

    …ed io
    vorrei essere
    lì 
    lì  
    lì   
    lì   
    lì  
    lì 
    lì 
    lì  
    lì  
    lì.