Category: Various

  • La contesa dell’Eden.

    Ho davanti a me, e non so bene come mi sia arrivato, il numero di Novembre di Svegliatevi!. Sorvolo ovviamente sullo spiegare cosa sia questa rivista, assumendo per vero che chiunque di voi abbia avuto a che vedere almeno una volta nella propria vita coi Testimoni di Geova. Io ogni tanto la leggo a tempo perso, perché è divertente vedere come partano con titoli da shock e ti convincano – pur senza dir nulla di concreto – di sapere la risposta.

    Tra l’altro è interessante notare che abbia acquisito subito lo status di “lettura da cesso” (come la maggior parte degli articoli religiosi, che hanno surclassato elegantemente i depliant degli ipermercati ormai da un bel po’ d’anni). Perciò potrete immaginare lo status psicofisicamente catartico che mi ha consentito di accedere a questa fonte di sapere (un po’ meno quando a pagina 18 si parlava di «come togliersi il vizio della masturbazione», perché lì per lì ci siamo rimasti un po’ male).

    Orbene, la domanda da shock di questo mese è: «”Perché?” La più difficile delle domande».

    Azzo.

    Poco dopo, per fortuna, già è chiaro che non si pretende di certo di spiegare la verità delle verità, la domanda fondamentale (e i pochi eletti che avranno visto il film ricorderanno che la risposta esiste, ed è 42). Qui parliamo di qualcosa più palpabile, ossia come spiegarsi perché Dio permetta che avvengano catastrofi naturali, atti terroristici o altre quisquilie.

    Per rispondere a questa domanda dobbiamo procedere per fasi successive, che cercherò di riassumere in pochi punti:

    1. La colpa è dei religiosi, perché ognuno da’ una spiegazione diversa degli avvenimenti: c’è chi dice che Dio ha causato queste stragi per punirci, c’è chi dice che lo faccia per motivi che a noi non è dato conoscere, c’è chi dice che le cose succedono per caso e Dio non può farci niente (ma che razza di Dio è questo?!).
    2. Ma ci pensiamo noi a darvi la spiegazione! Anzi, ci pensa la Bibbia®, con il nuovo SventramentoDiSignificato®, risultato di anni di ricerche nei nostri laboratori di interpretazione.
    3. Di sicuro la Bibbia insegna che Dio manda giudizi divini “ad hoc”, non uccidendo indiscriminatamente buoni e cattivi, e dando comunque la possibilità di redimersi in tempo. Invece le catastrofi naturali capitano, anzi un po’ è anche colpa dell’uomo che fa lo stronzo costruendo in zone a pericolo sismico! [Per la serie: cornuto e mazziato?]
    4. Dio ci vuole bene (e questo ci sta sempre).
    5. Il potere è in mano a Satana. Dio gli permette di governare per colpa di Adamo ed Eva. Questi due, che vengono sempre messi in mezzo a ‘ste storie, mangiandosi la mela hanno sostanzialmente hanno ammesso che Dio è un bugiardo, accordando quindi l’accusa di Satana, secondo il quale Dio non aveva trasmesso ai due la conoscenza della possibilità di decidere da soli cosa è bene e cosa è male (il famoso, fantastico e sovrabusato libero arbitrio, è chiaro… ma questo è un termine troppo laicista per essere usato in quest’ambito, pardonnez moi).
    6. Di conseguenza Dio, che è una persona molto elegante e signorile, e soprattutto che aveva un po’ di cacazza perché c’erano milioni di angeli che stavano assistendo allo sputtanamento operato da Satana, e già alcuni avevano abbandonato Dio per schierarsi sotto l’egida del ribelle, decise di lasciarli fare e lasciarli dominare il mondo, sapendo che in questo modo l’umanità si distruggerà da sola afflosciandosi su sé stessa come una torta cava. E in questo modo la contesa dell’Eden si esaurirà a suo vantaggio, chiaramente. Vuoi mettere la soddisfazione di vedere tornare gli angeli ribelli con la coda tra le gambe mentre tutti gli altri li prendono a calate e gli dicono «scee-mo! scee-mo!»?

    Ovviamente l’articolo continua, e dovrete perdonarmi se non ho finito di leggerlo, ma quest’ultima parte era così figa da esser stata capace di farmi abbandonare la tazza per venire a condividere quest’esperienza con voi.

    Capite? Finalmente ho trovato il senso della vita! Non siamo altro che un mero esperimento, nonché un’oggetto di contesa tra il Capo del Governo e i Golpisti!

    Diamine (è proprio il caso di dirlo), a che cazzo sono serviti secoli e secoli di teleologia? Beh, sì, scusa, se c’erano i Testimoni di Geova che avevano già una risposta… ora posso morir contento.

    Anche se, a dirla tutta, mi spiace pensare che ora non posso più prendere a mio modello questo:

    Avete letto di quel piccolo disastro delle Antille? Niente. La Terra, poverina, stanca di girare, come vuole quel canonico polacco, senza scopo, ha avuto un piccolo moto d’impazienza, e ha sbuffato un po’ di fuoco per una delle tante sue bocche. Chi sa che cosa le aveva mosso quella specie di bile. Forse la stupidità degli uomini che non sono stati mai così nojosi come adesso. Basta. Parecchie migliaja di vermucci abbrustoliti. E tiriamo innanzi. Chi ne parla più?

    (Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal)

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    Source: A Cartoon Epistemology

  • Oh, cang’.

    Oggi basta, parlo potabile.

    Allora, eravamo io, Sting e Robert Plant a prendere la birra al Canalon… no quello era Piero Scamarcio. Allora, eravamo io, Rkt, Jere, il dott. dK, Ju, Ciu, …e tanti e tanti altri. Ah, ovviamente c’era 1/3 di casa Zarathustra, quello più importante.

    Dovevamo festeggiare la famosa laurea; e c’era bisogno di stare a sindacare su dove andare? Ovvio che no: Matera. Due di primitivo e una di aglianico, tanto per bagnar le labbra; e questo non significa che poi abbiamo continuato, perché a quel punto in realtà il 50% era già KO e l’altro 50% era senza un soldo…

    Ho passato una serata stupenda. E la verità è questa, che io adesso sto bene, sto bene da morire, nonostante tutto. Per esempio, adesso non sento davvero più la mancanza, e non cerco più di sentirmi parte di qualcosa che ora appartiene a qualcun altro, cioè a se stessa. E adesso sono finemente contento di questo, perché è un progresso, una sintesi in puro stile hegeliano.

    Ieri sera mi sono preparato di tutto punto, tutto contento di mostrarti i maglioni che non vedo l’ora di indossare per l’inverno veniente, e tu ha indossato uno dei miei preferiti (dopotutto fa freddo a Matera, anche se una sera capitò che ci fossero non ricordo se 0 o -1 gradi, e alla fine non morimmo di certo assiderati). E ci siamo preparati e ripreparati, e disordinati e riordinati, ritratti e ascoltati, tutto nell’attesa che arrivassero tutti sotto casa mia, per la serie: nel regno dei baresi chi è sulla strada per Matera è il re!

    Al ritorno la nebbiolina ha tirato giù anche qualche goccia di pioggia. In macchina. Due narcolettici. Due cagnolini che si rannicchiano uno nell’altro per tenersi caldi a vicenda. Mentre rivediamo i posti della nostra notte. E mentre Raf sorpassa e inveisce contro un tamarro ubriaco che sbanda sul cinquantino e il tamarro, per ripicca, lo risorpassa a due millimetri urlando come uno gnu in calore (che non so come fa, ma sarà qualcosa come grbruaaAAAARGH!).

    E vorrei che fossi un anello per averti sempre al dito… ma, se non ci sei, riesco anche a stare da solo.

    E se questo ora è possibile, insieme a tante altre cose, è anche grazie a te.

  • Track 21. Balance 0. Fader 0.

    Bene. Ancora poche ore e un grande processore intangibile eseguirà una un qualcosa come INC AX. Un battito d’ali di farfalla. Un alluvione in Amazzonia. Divertente, vero?

    Poi tu e il tuo centro sprofonderete nel baratro delle domande. Ma, prima di arrivar lì, una domanda vorrei fartela io. Beh, sì, insomma, conservatela per domani, però fammela dire ora prima che mi dimentichi.

    Dimmi, su: come ti senti? Anzi, «senza un programma, dimmi, come ci si sente?».
    No, no, a questa domanda potrei anche rispondere io al posto tuo, tanto conoscendoti si sa quale sarebbe la risposta. Piuttosto, forse sarebbe interessante chiederti: come ti sembra guardarti indietro una volta giunto a questo punto? Già, perché lo so che questa domanda non te la sei mai posta finora. Allora pensaci: cos’hai fatto finora? Com’è stato? Com’è stato cercare di fermare la pioggia per accontentare chi voleva belle giornate, uccidere il sole per accontentare chi voleva un po’ di buio, versar sudore per aiutare campi aridi e bere acqua salmastra per salvarli dalle alluvioni? Com’è stato veder sguardi soddisfatti del tuo operato?

    E sento che non ti offenderai se ti dico che credi di aver fatto tutto questo. In realtà, a mio avviso, hai cercato [e mi consentano il paragone le lobby antifumo] di metterti 20 sigarette in bocca e, oltre ad esserti ustionato la gola, hai acceso male metà pacchetto e ora lo dovrai buttare.

    Ma basta, non ci pensare.
    Per consolarti ti dico il regalo che ti farò.
    Forse il regalo che desideri di più (beh, visto che ti conosco da un bel po’, vecchio mio, credo di potermi permettere questa puntina di presunzione, non credi?).

    Una giostra.
    Certo, una giostra enorme.
    Sì, ci son solo due posti, uno per te e uno per il tuo centro.
    Ed è una di quelle giostre che vi solleva rapidamente da terra e, inbragati a dovere, vi fan girare e girare e girare ancora fino a perdere i sensi. In senso orario. Poi in senso antiorario. Poi verso l’alto. Poi verso il basso. Per guardare dall’alto il passato, il presente, lei, lui, il momento e la cicatrice, i sorrisi, il ruotino anti-ribaltamento del cazzo e chi si è messo al suo posto, e ancora qualcos’altro che ora sarebbe inutile snocciolare.

    Insomma, una di quelle giostre che all’improvviso vi sbatterà violentemente in ogni dove. Ma userai una bolla di sapone per attutire l’urto contro un suolo di gomma. E un piumone per lenire il dolore.

    Vai, sbrigati. La solfa sta per iniziare.

  • Wherever my soul mate would be.

    Sweetly slides away, in a rainy vanilla sky, with thoughts just tainted with shiny violet, purple and black.

    Sensations softly float far distant over our head, trying to reach the top with a slow flight. Then they suddenly fall down. With a crash.

    A new flavour for everything. Progressively. Softly. Sweetly.

  • Ehm… perdonami, ma se Cody dice di non essere australiano… cosa dovrei mai andare a pensare?

    Probabilmente che Cody non sia mai stato australiano.

    Così, quando Bernie ebbe quest’ennesima rivelazione, prese coraggio e decise cosa fare.

    «Questa sera sentirò rubini dissolti nell’ambrosia scendere lungo il mio corpo e risalire lungo la schiena, mentre Virgilio mi accompagnerà nel lungo tragitto che porta al sacro parapendìo.»

    «Giunto lì griderò con voce piena uno schwa, o una qualche altra vocale dal timbro indistinto, e sputerò fuori un po’ di tristezza (e la tristezza è rabbia repressa, diceva Freud… non male). Dopodiché mi metterò in bilico sul pozzo e non sentirò altro che odori di umido, eco di campanacci e latrati, e scrosciare di flussi d’acqua che si arrovellano l’uno sull’altro.»

    «Quando sarò soddisfatto trascinerò il mio Virgilio più in là e ci nasconderemo in una grotta. E poi un’altra. E un’altra ancora. E infine vorremo leggere le trame del cotone e farsene accarezzare dolcemente. E scoprire forme nuove e più primitive.»

    Brucia il tabacco nel cilindro di carta velina.
    Una sottile scia di fumo denso vola sinuosamente verso l’alto, separandosi in vortici che si sperdono, alla fine del loro tragitto, nell’aria comune. Cody forse avrebbe voluto poter fermare queste idee nella loro prima essenza, senza scottarsi.

    O raccoglierle sotto la campana di una lampada.
    O frenarle lungo la condensa sul vetro inclinato del parabrezza.

  • Oggi è il compleanno della mia sorellina.

    Vabbè sorellina acquisita.

    In ogni caso oggi è il giorno in cui in genere uno si vuole sentire un po’ al centro del mondo. Della serie: tu sei il monumento e il mondo un piccione (EeLST), ma oggi hai giusto 24 ore di rivincita.

    Però visto che tanto la mia sorellina non leggerà mai questo post che scrivo a fare di lei? Ok, allora parliamo di me.

    Tanto il mio compleanno si sta avvicinando (ebbene sì, io e la mia sorellina siamo due bilancini). E poi oggi è anche il compleanno di Google, quindi se cominciamo con questo andazzo non la finiamo più.

    Ho ripreso a usare un cellulare che generalmente non uso quasi più, e ho scoperto che c’erano conservati gli SMS di auguri di due anni fa. C’era chi mi augurava che un anno in più mi portasse un po’ più di sale in zucca, chi mi chiedeva di bere un bicchiere anche per lei, chi non aveva soldi sul cellulare e mi fece gli auguri quasi il giorno dopo, chi addirittura, pur essendoci conosciuti frettolosamente nell’arco di una mezz’oretta di un lontano 14 (o 15?) settembre ad un MTVday, si era ricordata di farmi gli auguri, nonché di ricordarmi la promessa di festeggiarlo insieme un anno di questi. Di lei mi resta un numero di cellulare e il nome sulla rubrica, e il ricordo vago del suo viso e del suo piercing in una foto ormai perduta in bit scritti e sovrascritti.

    Quella di questi messaggi fu anche la sera in cui, non ricordo perché, ero giù di morale. Forse non c’era un vero perché, visto che, bene o male, ogni anno nel giorno del mio compleanno mi assale una specie di crisi depressiva. Però mi sono ricordato che quei pochi con cui ero uscito ci rimasero un po’ tutti male, soprattutto u’ frà che, alla fine della sera mi mando un messaggino consolatorio (u’ frà, all’epoca mi chiamavi ancora u’ crì… quante cose son cambiate).

    Poi la sera di un anno dopo il tutto andò decisamente meglio: una festa a sorpresa, i soliti (e ben accetti) noti, una cena luculliana appositamente studiata per le mie papille gustative (grazie ad informazioni estirpate con l’inganno! ^^), e chiacchiere e facezie fino a tarda sera.

    Chissà quest’anno come sarà.

    Vabbè, intanto: auguri Ciu!
    Boh, sì, e anche auguri a Google.

  • Potty Training.

    http://www.youtube.com/watch?v=_6-KrrIbAEs

    E ricordatevi che tutti, almeno una volta, avete dovuto affrontare questo problema, quando all’epoca i grandi problemi si riuscivano ad affrontare. Non siate indifferenti.

    Si ringrazia il Cattomoderasta per la gentile segnalazione.

    Dimenticavo, un saluto ai cari amici di Mai dire Blog che torneranno presto in attività. Spero anche loro con un bel trasloco da queste parti, sarà di certo più divertente.

  • Lo spazio e il tempo si dissolvono in nubi languide.

    …ed io
    vorrei essere
    lì 
    lì  
    lì   
    lì   
    lì  
    lì 
    lì 
    lì  
    lì  
    lì. 
  • Farmacista tu, farmacia di turno!

    Allora, sia chiaro che io e la rinite abbiamo sempre avuto un rapporto molto controverso. Ormai ci conosciamo da anni, abbiamo attraversato diversi momenti insieme, alcuni felici, alcuni tristi.

    E fin qui sembrerebbe tutto pacifico… voglio dire, ormai ho accettato il fatto che si autoinviti nel mio naso ogni tanto, che il primo giorno mi faccia starnutire, il secondo giorno mi faccia starnutire ancora di più (non sono ancora arrivato ai famigerati 10 starnuti di fila ma le prospettive sono allettanti), e il terzo giorno passi al gocciolamento tipo tortura cinese, con gli starnuti che a questo punto diventano delle specie di attentati agli addominali.

    Lui d’altra parte in cambio sopporta anche il mio essere, come dire, un po’ ostile nei suoi confronti, quando mi imbottisco prima di Aulin misto Aspirina Rapida, poi di Augmentin, poi di Bactrim, poi di Aerius (al posto del Tinset ^^), e soprattutto quando li ingurgito tutti insieme come ho fatto oggi con altresì molta soddisfazione (beh sì… a proposito, non badate troppo a quello che sto scrivendo, credo di essere già arrivato alla trance pre-intossicazione-da-lavanda-gastrica).

    Però quello che non sopporto proprio è quando mi si tappa il naso.

    Non ci riesco proprio!

    Comincia tipo al secondo giorno… prima una narice, il giorno dopo l’altra, e il giorno dopo entrambe.

    Vi giuro che mi vorrei strappare il naso a morsi.
    Soprattutto quando pizzica.

    Divento più o meno così:

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    Source: adnkronos