Ant #4: Pavel.

Di tutte le cose belle del venerdì sera, quella che piace a me è tornare a casa a piedi. Le luci della città sono calde, fioche. Mi siedo su una panchina in cima al castello e guardo la vita scorrere lenta laggiù. Formichine. Stanche, ma ancora indaffarate. Sempre indaffarate.

Mi si accosta un tipo.
– Hai una siga?
– Certo, tieni.
– Ci facciamo una cannetta?
– Ok.

Io e Tizio,
seduti su una panchina,
a fregarcene del vento.

Ant #3: Stan.

Non riesco a sopportare quelli che riescono a fare quelle robe illegali lì. Tipo quando uno parcheggia sulle strisce e poi va a casa tranquillo. Madonnasanta quanto mi fanno incazzare.

L’altra sera ho chiamato la Polizia, ho dovuto insistere un po’ ma alla fine hanno portato via la macchina. Stamattina mi sono ritrovato la buca delle lettere piena di merda. Nunzia dice che è una coincidenza, qualche ragazzino che ha alzato troppo il gomito. Ma io lo so che è stato lui, il tizio delle strisce. Ha proprio la faccia da stronzo mafioso.

Ant #2: Vera.

Vorrei una casa sul mare. Lontana da tutti. Vorrei solo il suono delle onde, il fruscio dell’erba, i gabbiani. Sono troppo stanca e troppo sola per andare. E ho troppa paura di questo posto per restare. La sera non dormo. La settimana scorsa sono entrati in casa mentre dormivo. Zingari, di sicuro. Ogni volta che sento un rumore mi affaccio alla finestra, o alla porta, con un coltello più pesante della mia mano. Se qualcuno mi attaccherà, non mi servirà a niente.

Lui.
Penso a lui e piango.
Lui mi faceva sentire al sicuro.
Ora sono in balìa delle onde.

Ant #1: Mino.

Vecchiadimmerda. Ogni volta che torno a casa sta sempre lì, sul pianerottolo, porta socchiusa. Mi scruta. Scruta tutti, è vero, ma a me sembra che guardi in particolare proprio me. Si è innamorata di me, la stronza.

Scommetto che è stata lei a uccidermi il gatto.
Mino mi manca tanto.