Dovremmo rivedere quel detto secondo il quale bisogna dare il 60% e aspettarsi il 40%. Voglio dire, è una cazzata. Se consideriamo che il contributo di una relazione è, in realtà, inquantificabile, e quindi decisamente soggettivo, bisognerebbe piuttosto usare come obiettivo una sproporzione tipo 70/30, se non addirittura peggiore.
Partiamo con un rapporto che è quasi 5/95, e che poi tende al 50/50 quando diventiamo un po’ più grandicelli, che uno magari pensa 20 anni, ma in realtà a volte anche 40. Dopodiché dipende, alcuni tendono ad avere tendenze quasi genitoriali tipo 80/20, altri un più moderato 60/40, altri un deluso e quasi misantropo 40/60 e giù di lì.
Eppoi ci sono alcuni pazzi che danno 95/5, dove quell’5% è quel quasi nulla che ti fa dire “ma io lo faccio per il piacere di farlo”. Oh, amore incondizionato, oh quanto sai esser crudele quando sei mal corrisposto!, eccetera.
Ma la verità è che uno sceglie le proprie amicizie in base a questi rapporti. In base al proprio tornaconto affettivo. Perché nessuno vuole investire il proprio capitale di tempo, o attenzione, o felicità, a fondo perduto.
E, in verità, neanch’io.
de-lego del mio cuòre, quando scrivi coi numeri e le percentuali, non ti ci seguo.
io coi numeri non mi ci capisco.
pensa se applichiamo ai rapporti affettivi i derivati.
ora, dopo numeri e derivati:
ci baciamo, da amichetti?
che scièma.
comincio a fartici i cuori, eh?
‘zzo stai?