– Ho fatto un nuovo sogno.
– Nuovo?
– Nuovo.
– I sogni son sempre nuovi.
– No, io faccio sempre lo stesso sogno da anni. A parte ieri.
– E cosa sognavi?
– No, non importa. Il mio nuovo sogn–
– No, ‘spè, voglio sapere cosa sognavi.
– Ma che ti frega?
– Mi frega. Racconta.
– Va bene. Sono in un pub, ordino un bicchiere di vino rosso, nel vino trovo un dado. Ma non un dado di quelli normali eh. Uno con delle lettere. Ogni volta le lettere sul dado cambiano. Il barista mi guarda e mi dice “tira”. Alla fine, a furia di tirare, le lettere fanno una qualche parola. E quale che sia la parola, si materializza.
– Tipo?
– Non so… l’altra settimana vien fuori “Ducati”.
– Fico!
– Fico un cazzo, non sapevo come guidarla e mi son schiantato contro un muro, e sono morto, e mi sono svegliato di soprassalto con un mal di testa atroce.
– E che altro è uscito?
– Dipende, a volte cose belle, a volte no.
– Muori spesso?
– No, solo quella volta e un’altra.
– E sogni robe zozze?
– Ma la smetti di fare domande idiote?
– E dì.
– No. Però c’è sempre una tizia nel sogno.
– E chi è?
– Mai vista. Eppure ogni volta è lì, e sta insieme a me tipo marito e moglie.
– Ed è bella?
– Ma chi se ne frega che è bell–
– A me frega.
– Ok, sì, è bella… ok, dài, in realtà è meravigliosa. Dolce, sensuale… e innamorata. Ogni volta mi prendo una cotta, peggio di un adolescente.
– E fate pure robe zozze?
– Animale.
– Allora le fate…
– È successo una volta sola. Ma non ricordo niente…
– Certo, certo…
– No, dài, dico davvero, l’ho sognata così tante volte, e ogni volta è così bello e così dolce, che di scopare mi frega poco. Lei è con me in ogni istante, mi vuole bene, mi cerca, mi sostiene. Una volta, ero inseguito dalla polizia…
– E–
– No zitto non mi chiedere perché.
– Che palle.
– Dicevo, poi arriva lei, con un qualche rottame di macchina tipo Fiat Duna e semina tutti facendo delle robe tipo Speed, manco fosse una Ferrari. Io, ovviamente, cagato sotto, e lei invece che mi guarda con questo sorriso… Diosanto, me lo ricordo ancora quel sorriso.
– Che cosa stucchevole.
– Sei un cretino. È che queste cose a te non sono mai capitate. Se ti capitasse capiresti che voglio dire. Ogni volta mi sveglio così felice che mi manca stare lì con lei.
– Hai già qualcuno che ti dovrebbe mancare.
– Sì, ma non puoi desiderare quello che hai già.
èh.
ma io poi de-lego vedo tutte ròbe indecifrabili, prima e dopo. dico, post-it prima e dopo di questo che còsa sono non lo so.
è normale. o è un sogno.
È che ultimamente sto studiando queste cose da smanettoni di piccì… ma per il tuo bene, ignora. :)
òh, io mi fido di te. quindi ignòro.
stai bene, tu, però. no, perchè bòh, magari così così.
No, beh, io sto bene, qui procede tutto come deve, e come sempre più son lontano da lì più son contento… e tu, tuttobbene?
no. zero spaccato e nero.
però pace.
Mi piace ‘sta storia dei dadi, è un po’ come un anti-sogno, un ingresso secondario per prendersi del tempo e decidere cosa sognare.
Un po’ ti invidio, sì. :D