Le violon frémit comme un cœur qu’on afflige.

Tu sei il bianco e io sono il nero. Tu sei il buio e io sono la luce. Tu sei l'acqua che rinfresca e io sono il fuoco che scalda. La tua esistenza è possibile grazie a me. E la mia grazie a te. Mutualmente ci riconosciamo, soppesiamo, valutiamo, apprezziamo. E infine incartiamo e compriamo. Compriamo le nostre favole e i nostri sogni, li scambiamo, li mescoliamo coi nostri per farne tesoro.

Camminiamo facendo piccoli passi da gigante, allo stesso ritmo. Con lo stesso vigore. Con la stessa stanchezza. Viviamo come due sfere che rotolano lungo lo stesso binario, alla stessa velocità, incontrando gli stessi ostacoli.

Io di ostacolo ne ho uno in più.
Una terra che non voglio,
e che non mi vuole.

E quando vado via,
quando sole torna tra le nuvole,
odio di cuore che mi manchi di cuore.

12 thoughts on “Le violon frémit comme un cœur qu’on afflige.

  1. Ma vaccagare :D

    Piuttosto, guardati quel link un paio di commenti qui sotto, è carino.
    (A proposito, grazie Jericho)
    (A proposito, che rispondo al commento successivo?)

  2. "nella vita sarai destinato ad incontrare tantissime persone, la maggior parte di esse ti passerà attraverso lasciandoti indifferente, ma alcune ti lasciano un segno…"

  3. Molto bello, non so come definire questo testo, di certo una riflessione assai interessante! Complimenti, anche se quel "mi manchi di cuore" suona un po' strano.

    Nashy

  4. Mi permetto… Quello che scrivi è fottutamente bello. E realistico, per quanto mi riguarda.
    Un sincero saluto,
    Aglitrut. 

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