Sala da tè. Tavolo tondo, grande. Siamo una dozzina, tutti seduti in cerchio. Io sono vicino alla finestra. Guardo la strada. Palazzi nuovi. Tutti nuovi. Di quelli vecchi n'è rimasto un paio. Aspettano il momento giusto per abbatterli. Rumori indistinguibili in sottofondo. Un'auto a sirene spiegate passa proprio ora, qui sotto. Suono acido, retrogusto pungente.
– A volte vorrei svegliarmi e sapere che sono ancora lì.
– Dove?
– Lì dove sono sempre stato.
La ragazza di fronte a me continua a fissarmi. Aria di disapprovazione. Sempre la stessa persona. Sempre la stessa aria. Lo so che è per il mio vino rosso. Caldo. Lo avvicino alla bocca. Inspiro. Butto giù un altro sorso.
– Un giorno ti sveglierai in un posto diverso. Succederà all'improvviso. Lo sai, vero?
– E quindi?
– E quindi dovrai prepararti a perdere tutto. Tutto quello che eri, tutto quello che avevi, non ci sarà più. O non ci sarà mai stato. Forse adesso, proprio adesso, tutto sta cambiando mentre i tuoi occhi sono così chiusi.
– Lo immagino.
– Come fai a immaginarlo?
Ci provo. Non ci riesco, ma ci provo. Non sono pronto per dire addio a tutto. Ho bisogno di qualcosa. Almeno qualcosa. Giusto qualcosa. Qualcosa da guardare quando sarò un gomitolo tremante su un letto troppo grande. Qualcosa che mi possa far ricordare che non è vero che non ho perso niente. E anche che non è vero che ho perso tutto.
Tramonto. Un rosa intenso, riflessi viola.
Guardo più in fondo, verso la spiaggia.
Spaventosamente immensa. Spaventosamente deserta.
Il sole si specchia per l'ultima volta prima di andare a dormire.
E così faremo noi.
Per poter aprire di nuovo gli occhi.
Immagino cosa potrei aspettarmi quando succederà.
Non è mai quello che spero.