Quando ci guardiamo negli occhi siamo due corpi.
Premiamo con tutte le nostre forze contro una gabbia di vetro,
quella dei non puoi, non devi, non è giusto,
quella dei fai così per garantirti una vita virtuosa,
per te e per gli altri.
E vogliamo uscire da qui, anche se abbiamo lasciato che gli anni la indurissero,
la ispessissero con strati e strati di abitudine e rassegnazione,
finché non ci siamo resi conto che non ci convinceva più
quando chiedevamo perché? e ci rispondevano perché sì,
perché è tutti fanno così,
perché è normale.
Normale?
Sembriamo così diversi, nelle nostre gabbie.
E allora chiudiamo gli occhi,
ci sentiamo, ci percepiamo.
E ci rendiamo conto che in realtà siamo così simili,
due sfere luminose allo stesso modo,
che vagano in un vuoto infinito,
cercandosi,
avvicinandosi,
abbracciandosi.
E in questo abbraccio ci perdiamo.
Solo per un momento.