6 thoughts on “Portrait d’un oiseau.

  1. Dietro quale porta, si nasconde la stanza dove i nostri piedi, i miei, i tuoi sconosciuti e i loro, si poseranno senza vacillare ancora?
    Ci svuotiamo e ci riempiamo in un ciclo senza fine, ci auto-rigeneriamo all’interno di un gioco sporco.
    E dove siamo finiti? La notte, cosa ci resta, sotto le nostre coperte? Cosa ne è dell’impeto furioso, del traboccare e dello sgusciar via, quando è tardi?

  2. Non è sbagliato vagare tra una stanza e l’altra, in attesa di trovare un terreno immoto. Perché forse, a quel punto, immoti saremmo noi.

    Il disagio ti spinge a desiderare di fermare il ciclo. Quando il ciclo si è fermato, la noia ti spinge a desiderare di farlo ripartire. La vita è pregna di una perenne insoddisfazione, in cui c’è chi si accontenta, chi ne soffre, e chi gioca.

  3. L’uomo è sostanzialmente smania, ansia, ricerca.
    Ma ci è al contempo insito il desiderio di equilibrio, il nostro placarsi in un’armonia che , probabilmente, non ci è concessa.
    (Immagino difficilmente un uomo immoto, che sia anche vivo)
    Ma di notte, in quella che è la tua stanza, capita di essere capaci soltanto di tremare, non più di correre dietro alla smania o seguire a perdifiato un equilibrio, soltanto di temere.
    E’ forse allora che ci riveliamo a noi stessi, allo specchio? E nel più totale degli smarrimenti, a volte, possiamo trovarci?
    Chiedevo questo, chiedevo chi siete allora, chiedevo cosa ci rimane allora.

  4. siamo pezzi di carne al macello, svenduti a metà prezzo nel più squallido mercato. siamo composti di noia, rabbia, languori. nelle vene scorre alchimia e pazzia. siamo la merce scaduta del mondo o siamo i suoi diamanti grezzi? (forse nel gelo c’è la risposta)

    beh un attimo di follia.proprio carino qui.un saluto

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