Sono plasma, contenuto addensato, rabbia fàtica e materica che erutta come vomito acido sull’epidermide.
Poi sono contenitore, scatola vuota, la pelle non regge, il freddo mi inghiotte.
Tremo. Non tremo. Ho paura.
Sono plasma, contenuto addensato, rabbia fàtica e materica che erutta come vomito acido sull’epidermide.
Poi sono contenitore, scatola vuota, la pelle non regge, il freddo mi inghiotte.
Tremo. Non tremo. Ho paura.
Parole smaniose d’api morbide…
incidi il costato con parole di vetro
Dietro quale porta, si nasconde la stanza dove i nostri piedi, i miei, i tuoi sconosciuti e i loro, si poseranno senza vacillare ancora?
Ci svuotiamo e ci riempiamo in un ciclo senza fine, ci auto-rigeneriamo all’interno di un gioco sporco.
E dove siamo finiti? La notte, cosa ci resta, sotto le nostre coperte? Cosa ne è dell’impeto furioso, del traboccare e dello sgusciar via, quando è tardi?
Non è sbagliato vagare tra una stanza e l’altra, in attesa di trovare un terreno immoto. Perché forse, a quel punto, immoti saremmo noi.
Il disagio ti spinge a desiderare di fermare il ciclo. Quando il ciclo si è fermato, la noia ti spinge a desiderare di farlo ripartire. La vita è pregna di una perenne insoddisfazione, in cui c’è chi si accontenta, chi ne soffre, e chi gioca.
L’uomo è sostanzialmente smania, ansia, ricerca.
Ma ci è al contempo insito il desiderio di equilibrio, il nostro placarsi in un’armonia che , probabilmente, non ci è concessa.
(Immagino difficilmente un uomo immoto, che sia anche vivo)
Ma di notte, in quella che è la tua stanza, capita di essere capaci soltanto di tremare, non più di correre dietro alla smania o seguire a perdifiato un equilibrio, soltanto di temere.
E’ forse allora che ci riveliamo a noi stessi, allo specchio? E nel più totale degli smarrimenti, a volte, possiamo trovarci?
Chiedevo questo, chiedevo chi siete allora, chiedevo cosa ci rimane allora.
siamo pezzi di carne al macello, svenduti a metà prezzo nel più squallido mercato. siamo composti di noia, rabbia, languori. nelle vene scorre alchimia e pazzia. siamo la merce scaduta del mondo o siamo i suoi diamanti grezzi? (forse nel gelo c’è la risposta)
beh un attimo di follia.proprio carino qui.un saluto