Sentimentalmente colorito, il digamma si presta facilmente ad incomprensioni. In primo luogo, ovviamente, per la sua tendenza inevitabile all’ambiguità glifica, essendo per natura un suono per così dire etereo, tanto da essere rappresentato da numerosi grafemi.
In secondo luogo per via delle suo fonema a cavallo tra /u/ e /v/, che tanto scompiglio provocano nelle sue variegate evoluzioni successive.
In altre parole, il digamma è una lingua biforcuta, e come tale ha inevitabilmente bisogno di fare due pesi e due misure in base alle situazioni in cui è calato, e agli elementi con cui si relaziona.
capìto ‘na sega, legs..
ecco cosa accade quando ti lascio a dormire da solo..prometto..non lo faccio più.hufélia