Nell’angolo più insicuro e uggioso c’è lui. Rannicchiato su se stesso. Le gambe strette fra le braccia. Foto, istantanee di momenti mai vissuti, scivolano leggere come foglie secche.
Mi guarda.
Sorride.
Un sorriso inerme,
pietoso.
Mi parla. Lasciando che le parole scorrano lentamente, da sole. Risuonano dolcemente. Accarezzano i capelli, e gli occhi. Chiusi. I suoi occhi invece sono aperti, sfidano la penombra, si cercano intorno sperando di riconoscere una figura familiare.
Una piccola distrazione.
Giro lo sguardo verso un altro ricordo.
Lui non c’è più.
Resta qualche foto,
che svanisce tra le mani,
ricomparendo in altri dove,
che non mi appartengono più.