Estou chorando sim, mas não é de tristeza, não.
É muita alegria: meu pranto é de emoção.
A tristeza foi embora deixando a alegria em seu lugar.
Com ela, foi a saudade; a felicidade veio comigo morar.(Almeidinha Do El Gringo, Chorando Sim, Hotel Côstes vol. 1)
Non doveva andare così.
Ci avevano promesso una luce immensa, ma io non riesco a vedere.
Ci avevano promesso calore, ma io sento freddo. Freddo.
Ci avevano promesso pace, ma ci sono guerre interminabili in me.
In me? Cosa c’è in me? Cosa resta di me? Provo a muovermi. Non riesco. Non riesco. Non sento nulla. Immagino la mia mano tesa verso il vuoto, ma non riesco a coglierne lo sforzo. Provo ad agitarla. Non sento l’aria scorrere tra le dita. Non sento più nulla.
Non doveva andare così. O forse sì. Lui era lì per un motivo. Correva per un motivo. Ma era un motivo più grande di lui. Di noi. Cerca di racimolare qualche rimasuglio di certezze. Ma qui certezze non ce ne sono più. Anche lui non c’è più. È così buio che non riesco a scorgerlo in questa distesa infinita di nulla. Ma lo sento. È qui, accanto. L’ho sentito parlare. No, non con le mie orecchie. Non sento più nulla. Tranne questo silenzio assordante, che mi fa impazzire.
E lei non c’è.
Svanita chissà dove.
Forse in un altro nulla.
Il nulla delle vittime.
Invece noi siamo in quello dei carnefici.
Ma io sono vittima e carnefice,
allo stesso tempo, e con la stessa ragione.
E anche lui, dopotutto.
Forse lei non è in nessun nulla.
Voglio uscire da qui.
Vi prego.
ciao, passavo a visitare il tuo blog, carino quello che scrivi, se ti va passa nel mio mongo, lo chiamo così io…. ciao
mongo loide.
Quasi quasi mi verrebbe da riaprire gli Y-Awards, con tutti ‘sti potenziali candidati :/