1. Initial set-up.
Studio. Lavoro. Lavoro. Lavoro. Studio. Studio. Ma cos’è sto casino? Lavoro. Suono. Lavoro. Cinema. Studio. Lavoro. Studio. Studio. Ma ‘sta Gelmini da ‘ndo cazzo è uscita? Lavoro. Lavoro. Kebabbino. Studio. Lavoro. Studio. Lavoro. Assemblea. Studio. Lavoro. Vita sociale. Studio. Lavoro. Suono. Studio. Lavoro. E mi chiedo come possa ancora far piacere mantenere retaggi anni ’70 delle guerriglie urbane tra fascisti e comunisti. Diosanto che coglioni.
2. Controlled stream of consciousness.
Ma soprattutto mi chiedo continuamente qual è il senso di questa protesta, se lo Stato è nostro perché lo siamo noi, non di certo di un qualsivoglia psiconano o un qualsivoglia partito, e abbiamo tutto il diritto di esercitare democrazia diretta ogni volta che ce n’è bisogno.
Invece no, siamo tutti timorosi anziché essere facinorosi, siamo tutti un branco di automi imbelli che si sono fatti accocchiare insieme senza mai essersi cagati manco di pezza da un manipolo di assetati di potere che, giusto per formalità, hanno mandato in gloria un migliaio di pezzenti che a malapena sapevano perché erano a Quarto.
3. Convallaria.
Resistenza. Ci vuole resistenza. Alla storia (per gli altri) e al tempo (per me). Per quanto riguarda me, riesco a ritagliare piccoli piacevoli momenti in cui riesco a godere di piccoli piacevoli piaceri. Un nuovo lettone in cui affondare. Svegliarmi al mattino insinuandomi tra i serpenti di Medusa, e lasciare che i suoi grandi occhi mi pietrifichino. Una cioccolata calda, o latte bollente in cui sciogliere il miele. Un bicchiere di Porto. Una pannocchia imburrata. Il libro di sarmizegetusa che mi fa venire una voglia matta di recuperare quello che ho perso della mia adolescenza. Cincischiare sotto la doccia calda. Poggiare i piedi nudi sopra un tappetone morbido. Ritrovare in una vecchia scatola le scarpe che ho sempre adorato.
E qualcos’altro giù di lì.