We’re all living in Amerika, Amerika ist wunderbar.

Allora.

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Il BloggerTour è in realtà finito da un bel po’ di giorni, e credo che sia arrivato il momento di degnarmi di fare un qualche messaggino di commiato.

Che poi non è che ci sia chissà che da dire. Tutto documentato. Mi limiterò a mandare più che altro un bacione e un grazie a tutti quelli che hanno partecipato. Mi son divertito, devo ammetterlo. Ho iniziato conoscendo la caraFrancesGlass, passando per la buona Debugghina e, grande abbuffata in pochi giorni, pure il fantastico Ipse.

Ma sono ancora più contento di aver scoperto, dopo aver sbevacchiato insieme a Shady durante il CreativeCamp, che la suddetta aveva preso a cuore la storia girovagando tra Lecce, Bari e Roma, mietendo conoscenze come quella della Subdola (aka guidaglitter), nonché di #9, e fooorzaaa.

Senza considerare che è stato proprio grazie a questa iniziativa se alcune menti malvagie, tra un caffè e una stecca di sigarette, hanno deciso di partorire quel bieco concorso chiamato Y-Awards.

Insomma, in realtà mancherebbe un po’ di gente e un classico megaraduno finale con tanto di gara di rutto libero e prova di equilibrio post-sbronza, ma le mie grasse chiappe pigre non potevano darmi di più, perciò mi accontento.

In ogni caso il caro Dorian ha suggerito un’opzione interessante, che si può ben riassumere nell’espressione: “ecchettenefotte?”, indipercui butto lì una tappa extra.

Il 28 settembre andrò a scoprire cos’è questa cittadina chiamata Valdagno (VI), ad un tiro di schioppo da Schio, Marano Vicentino ed altri posti a me totalmente ignoti, con la scusa di presenziare alle 17 alla premiazione per un concorso letterario indetto dall’associazione Agorapolis. Se capiterete per caso (anche se, più che una coincidenza, dovrebbe essere una vera botta di culo), presentatevi pure. Tanto non mordo mica. Più che altro bevo volentieri un bicchiere di vino offerto da voi, che in cambio dedicherò brindando alla vostra salute.

[Lo ammetto, non ho perso l’indole punkabbestia scroccona.]

Nestor.

Quando arriverai, Virne, troverai tutto cambiato.

Vera ha rispolverato la sua grossa falce, e da buona mietritrice ha fatto incetta di frutti.
Alcuni sono cresciuti così in fretta, altri pianissimo.

Noi eravamo lì, a guardare. Ogni tanto pisciavamo sull’albero sbagliato, altre volte davamo da bere a foglioline riarse dalla calura. Ma poi, Virne, tutto è andato via. Spazzato dallo scirocco. Come sempre. Ricordi?

E anche se esiti ancora, tutto è pronto per il tuo ritorno.
La terra bruciata si spacca,
l’acqua è ancora vapore oltremare,
per villaggi da sommergere,
e il sole ci è nemico,
il vento asfissiante,
le nuvole agonizzanti.

Quando tornerai, Virne, il tuo gelo scalderà il cuore, la tua neve sarà manto soffice su cui svenire, la pioggia solcherà sorrisi e accompagnerà lacrime calde.

Quando arriverai, Virne, tutto sarà così strano.

Così nuovo.

Ancora una volta.