Curioso.
Una paura molto precisa,
crea un disagio indefinito.
Vuoto chiaro. Nuvola densa di trasparenza. O, piuttosto, a volte la sensazione di sentirsi scorrere in linea retta senz’attrito può non essere sempre piacevole. Perché a volte le mani sudano per l’emozione, e l’appiglio si fa pericolosamente scivoloso. Perché nel ripercorrere in ciclo lo stesso magnifico percorso ti scontri ancora con la paura di un tunnel così lungo da essere avvolto da un nero liquido e denso.
La chiave di lettura, forse, è la delusione.
La paura della delusione genera sfiducia, quando in sogno tornano i volti che non vuoi più guardare, quando analogia e associazione si ostinano a perpetrare il loro stupido gioco, quando il disagio sembra avere una trama così complessa da non riuscire a dipanarla.
La verità fa male quando ingenera delusione. La de-lusione scioglie e deliberatamente schernisce, si fa gioco di, prende in giro la presa in giro di se stessi a se stessi (in-ludere). In effetti, a pensarci, è un po’ come l’imbarazzo di venir preso in giro, da grande ma soprattutto da piccolo.
Piccolo.
Piccolo bimbino. E gli altri bambini ti sembrano più cattivi degli adulti. Gli adulti fanno guerre, si uccidono per poco, «inventano il denaro per comprare altri adulti»; ma ai bambini si perdona tutto. Sono il trionfo della forma sul contenuto. Più il visino appare aggraziato e innocente, più stronzo potrà liceitamente diventare. Una parola sottile, un gesto quasi inconscio, che ferisce, fa piangere.
E per un piccolo stronzo diventa tutto più semplice, quando la sua superficialità è incontrastabile grazie all’acquiescenza dei grandi o all’impotenza dei piccoli. Ma quando sei grande è diverso. Il piccolo stronzo potrà pure continuare ad essere un grande stronzo, ma impara una serie di gesti codificati, impara a progettar bene il modo in cui far male all’altro nel modo migliore, impara il dramma e lo usa per scegliere di aiutare o sfruttare il prossimo.
E io non voglio piccoli stronzi che con piccoli fiori spiegano a piccoli adulti come tendere ad una vita piccola, semplice, normale, banale. Insipida, ignava, asettica, sedimentosa, immobile. Tesi. Tesi. Tesi.
Di piccola c’è adesso solo la dolcezza che avevamo comunque già perso.
Questa, a suo modo, è in effetti un’altra piccola delusione.
E ora?
Nulla.
La paura molto precisa,
continua a creare un disagio indefinito.