Che strani quei due cuccioli.
Quando uno dei due si feriva, l’altro correva a leccargli le ferite. E quando entrambi erano feriti, uno dei due si faceva forza, nonostante tutto, e si prodigava in tutti i modi pur di curar l’altro. Perché era importante che esistesse sempre un più forte a prendersi cura di un più debole. E quest’alternanza garantiva la sopravvivenza, perché, nonostante ci fossero anche altri cuccioli ad aiutarli, per loro non era mai sufficiente, se non era quel cucciolo a farlo.
Ma si rischia di creare, così, una situazione viziata.
Dove entrambi i cuccioli finiscono per non sapersi più prender cura di se stessi.
E quando non si sa prender cura di sé,
come si fa a pretendere di potersi prender cura del prossimo?
e qui che entra in gioco l’istituto dell’amministrazione di sostegno.
ah beh
è sempre più facile guardare i problemi altrui ritenendosi oggettivi piuttosto che bastare a sè stessi e godersi la vicinanza dell’altro senza pretendere..
Non si può, a mio parere.
Bisogna amarsi per amare qualcun altro. E bisogna essere in forze per aiutare qualcun altro a ritrovare…
Ma quant’è dolce il dondolìo di una persona cara che t’aiuta?? ^^
Forse, per alcuni, l’unico modo per aiutare se stessi è aiutare la persona che più si ama. Come per la proprietà transitiva. La persona che ami è come se fosse parte di te, forse proprio la parte più importante di te. Quindi quando ci si prende cura dell’altro, ci si prende cura soprattutto della parte più importante di se stessi.
Si fa dell’altruismo passando dall’egoismo più estremo…Ciò non toglie che sia appunto “Un dolce dondolio”.
E se banalmente
Bastasse una via di mezzo?
Ste, e così il circolo vizioso assume contorni ancor più inquietanti. o_O’
Dorian, non lo nego, io spesso e volentieri mi crogiuolo volentieri in questa libertà. Ma è sempre più piacevole fare il piccolo sforzo, e tendere a fare altrimenti.
Frances, certo che è piacevole (^^), purché non se ne faccia una ragione di vita.
Mel, come intuirai non sono assolutamente d’accordo. :P
Il problema è che descrivi una situazione in cui l’altruismo è in realtà una maschera funzionale all’egoismo. Ma ti dico che a me sembra il contrario: l’altruismo non è altro che la conseguenza di un’egoismo ancora carente.
Anche e soprattutto perché l’altruismo, inteso (soprattutto nel caso specifico di “altruismo verso la persona che si ama”) come “amore incondizionato verso il prossimo”, essendo appunto incondizionato per definizione, non può essere strumentalizzato.
Del resto il discorso è più ontologico: altruismo ed egoismo sono due concetti antitetici, pertanto lasciano [in parte o in toto, ci mancherebbe, non siamo mica una branca di manicheisti puzzoni!] l’uno spazio all’altro: in una situazione X o Y o c’è un atteggiamento sostanzialmente egoistico o altrimenti sostanzialmente altruistico. Non ci sono vie di mezzo. Non c’è un puro 50% di altruismo e un 50% di egoismo. Cercare un compromesso non solo è inutile, ma è proprio infondato, a mio modesto parere.
Elenamente: in questo caso, ahimé, no. Forse non ancora.
anche secondo me non si puo’. hai presente l’espressione ‘sano egoismo’?
Quindi? In sostanza sarebbe puro egoismo o puro altruismo? Ma comunque, io resto della mia idea. Alla fine sono processi così nascosti, che forse è meglio non avere ben chiari.
Mi correggo: è meglio dargli l’accezione che conviene di più.
LEggere le vostre seghe mentali non fa altro che virare verso il “negativo” il viaggio che uno appena uscito dal lavoro (e “svagatosi un po’ “) può intraprendere… E C COS!!! :)
dK
tra l’altro dalegs, tu e i tuoi discorsi paleo-ontologici (mi si passi la stronzata semiotica che in molti sanno che odio).. io credo in qualsiasi rapporto ci sia una componente altruistica ed egoistica…
il tuo migliore amico? benissimo!! è chiaro, gli vuoi bene, daresti un occhio per lui, come diceva cicerone “molte merdate non le faremmo per noi stessi ma per i nostri amici” (il senso è quello), ma di fondo c’è sempre un “tornaconto” nell’amicizia, anche la più leggera pretesa da un punto di vista non “pratico” (ivi incluso, ad esempio, il fatto che il tuo amico ascolti per 24 ore su 24 le tue seghe mentali), è l’esigere “qualcosa”!! pretendere da un rapporto è la prima definizione per renderlo sempre migliore…
anche se riversi il tuo amore “incondizionato” verso un cane, o anche una pianta, qual è il tornaconto?? ricevere fusa (ok il cane non le fa, ma fanculo :D), farsi portare il giornale, vedere dei bei fiori ecc… l’amore incondizionato non esiste. e non esisterà mai, forse solo una cosa può suscitare un sentimento simile: l’Arte, ma non nell’appagamento che si può provare guardando un quadro o ascoltando una canzone (è comunque una forma di “soddisfazione”), ma in quelle forme (ai limiti del patologico) per le quali TU stesso diventi una forma d’Arte. Vabbè basta mi fermo qui, non ce n’era manco bisogno forse, ma meglio esternarlo qui che vedermelo sguazzare sotto le coperte mentre dormo…
dK (chiaramente :D)
Forse sfugge un concetto, nonostante abbia voluto ribadirlo adeguatamente [=pararmi il culo a priori ^^].
Io non ritengo queste due componenti, seppur antitetiche, separate fra loro. Tanto per dare un tocco di hegelismo spicciolo, è ovvio che nella sintesi di ciò che deriva dall’altruismo (come può essere, chessò, un’amicizia o un amore incondizionato) c’è sempre una componente di egoismo. Però questa componente è presente in parte sicuramente minore rispetto alla prima. Non so, come se fosse un rapporto 80%-20%, ma quantificare ovviamente è molto relativo.
Ma poi, dico io, tu finisci di lavorare e ti butti in questo antro depressivo? o_O’
dopo un post così, fondamentalmente rimarrebbe poco o nulla da aggiungere, o onor del vero
[se poi le riflessioni di questo post siano sinonimo di egoismo, altruismo o chessò io non lo so, ma nel caso, ammetto di essere anch’io vittima di quell’egoismo, che cmq ha almeno il pregio dell’onestà e della coerenza, verso sè stessi e verso gli altri. e non credo sia poco di questi tempi]
e in ogni caso,la storia del post mi dà l’idea di quelli sprazzi di sguardo lucido, di quella consapevolezza,
che spesso segue le lacrime…dà come l’idea di un percorso portato a termine dopo un tot di tempo, per cui chi vede dall’esterno non sa tutto quello che c’è prima di quel traguardo, ma lo immagina attraverso le tue parole
sconcertata io stessa dall’inconsueta serietà delle mie parole, torno alla mia consueta indole cazzara :-P
shady già ‘mbriaca dalla mattina di San Martino :)
e che vuoi, c’ho il mio giro :) e fammi capire a proposito, vista l’ora del tuo commento, il blog è stato l’ultimo dei pensieri di un sabato sera o il primo di una pallosissima domenica??
ps è facile dare la colpa a Hegel eh! :P
dK
dK, la prima che hai detto, pensa te :P E comunque lass’ stà Hegel, che è l’amoruccio mio. Ebbà.
shady, mi piace quest’analisi… ti dovresti ‘mbriacare più spesso sai? ^^
cavolo, è vero! E ora?
quale vizio circolare?
pepenero, e ora? Chissà.
Ste, quello della dipendenza da qualcuno che ti assista, che a suo modo fa anche un po’ dialettica servo-padrone.
no no. l’amministrazione di sostegno ha proprio come presupposto quello di non limitare la capacità di agire del beneficiario. infatti l’amministratore deve comunicare il compimento di un atto al beneficiario, che deve approvarlo.
Quella è l’interdizione o l’inabilitazione. quella che intendi tu, dico.
Non so perchè ma la dialettica servo-padrone mi fa venire in mente il veneto.
In realtà mi riferivo al concetto stesso di aver necessità di un’amministrazione di sostegno, ma il tuo chiarimento mi è stato utile.
Il veneto? Ora mi stai insinuando un’altra associazione mentale, ma non vorrei finire su Calderoli.