Spegne la sua sigarette con cura, finché anche l’ultima minima porzione smette di bruciare. Ci vuole calma e determinazione, per non far continuare a soffrire questa piccola forma di vita.
Poi fisso nel vuoto, sguardo immobile, tempesta nell’animo.
D’improvviso s’illumina, volge la sua attenzione ai chiacchiericci di due conoscenti seduti alla sua destra. Ostenta interesse, sorriso largo, pensieri felici, empatia.
Cristallo di neve.
Poi un’altro ancora.
Si affaccia al parapetto e osserva.
Vuoto pieno di vuoto.
Gente che si affretta in ogni direzione.
Dove mi trovo?
Dove sei?
M’hai detto "ti amo", ti dissi "aspetta".
Stavo per dirti "eccomi", e tu m’hai detto "vattene".(François Truffaut, Jules e Jim, France 1961)
fuo-ri! fuo-ri!
bella…
Stavo per dirti “eccomi”, e tu m’hai detto “vattene”.
chè tanto uno poi la sconta la pena per quel “vattene” fasullo che ha detto, e anche molto duramente…
Già.
Ma chissà se è davvero fasullo, poi.
O se diventerà tale.
sì sì, nel caso succitato posso dire con una certa sicurezza che il vattene era fasullo come le tette di pamela anderson, e tutto questo per il non aver il coraggio di dire semplicemente “ho paura di restare delusa dall’eccomi”…bah…
d’accordissimo, certo :)) anche perchè, a dire il vattene fasullo, ti fai del male ebbasta, se invece sei onesto e vuoti il sacco hai anche la concreta possibilità di essere felice!
ho trovato iln tuo commento da me, quando torno stasera ti rispondo, chè ‘sto dibattito su caso-destino-scelte individuali è un argomento che merita