Polidipsia.

Hunter » Spacciare per intelligenza una squallida acutezza retorica.
» Confondere sensibilità con indomita resistenza ai complessi.
» Garantirsi superiorità semplicemente denigrando il mondo circostante.

Dov’è la fonte d’acqua pura?

(Photo: salajin on flickr)

I wish you candles, flowers, sun. Forever.

Un giorno Bernie, durante la sua solita passeggiata con Cerbero, notò lungo il sentiero una scia fatta di piume. Alcune erano insanguinate, altre di un candore brillante, tanto che fu tentato inevitabilmente di prenderne un paio. Cominciò a rimirarle, a notarne la struttura ancora perfetta, l’odore insolito e piacevole. Cominciò a chiedersi quale volatile potesse mai generare delle piume così belle, ma soprattutto perché ne perdesse così tante nonostante sembrassero forti e salde.

Incuriosito, decise di inseguire la scia.

Cerbero, come sempre, cercò di dissuaderlo con tutt’e tre le sue teste. Ma Bernie, ormai abituato, gli spiegò ancora una volta che preferiva accettare il rischio di un dispiacere, pur di affrontare la realtà.

Dopo qualche decina di metri la scia si interruppe, concludendosi in un ammasso di piume e sangue. Bernie non riusciva a capire. Si avvicinò alla pozza, il sangue sembrava ancora fresco, di un colore più chiaro del solito. Ad un certo punto sentì una goccia cadere sulla testa, alzò lo sguardo e notò qualcosa fra i rami più alti dell’albero accanto.

Un uomo con gli occhi gonfi di lacrime.

Senza accorgersi della sua presenza, l’uomo proseguì nel suo piccolo rituale. Con un sorriso soddisfatto, prendeva una piuma, con uno scatto improvviso la staccava, tentando di smorzare la smorfia di dolore. Poi la guardava e perdeva una lacrima, che faceva cadere insieme alla piuma e ad una goccia di sangue. E tutt’e tre giungevano lentamente a terra nello stesso istante. Fissava nel vuoto per qualche minuto, poi ricominciava.

Dopo poco Cerbero, spazientito, produsse un latrato assordante.
L’uomo sull’albero trasalì. Guardò in basso, spaventato.

– Perché siete qui?
– Ho adorato la magnificenza delle tue piume, così le ho seguite. Ti ho visto ripetere questo rituale, e mi ha incuriosito. Ti ho visto sorridere mentre lacrimavi, ma ho provato una fitta al cuore per ogni piuma che staccavi, come se fossero mie.
– È così infatti.
– Che vuoi dire?
– Tempo fa sono stato un pastore. Poi un demone. Poi un fiore appassito. Tempo dopo, infine, sono stato un angelo, con un paio d’ali che non sapevo più usare. Ma ora voglio essere un uomo. E quell’uomo sei tu.
– Non riesco a capire.
– Vedi, ogni volta che stacco una piuma va via una parte di me, che si divide nelle sue tre facce. La piuma porta in sé la magnificenza, il sangue conserva il dolore, la lacrima porta via la nostalgia. Quando avrò finito molto probabilmente morirò. Ma sapevo che tu, proprio tu, saresti giunto qui e mi avresti trovato. Io ti conosco, così come conosco anche il tuo fido compagno. E so che tu raccoglierai questa pozza, la nasconderai nel tuo scrigno più prezioso, e custodirai gelosamente il mio passato. Che diventerà il tuo.
– Perché dovrei farlo?
– Perché, Bernie, deve giungere il momento di andartene da qui, oltrepassare quella montagna. È lì dietro ciò che ti ostini a cercare di capire in tutt’altro modo. E non ci potrà mai essere nessun aiuto, se non il dono del tuo passato, perché devi impegnarti con tutto te stesso, e con le tue sole forze. Hai sempre sperato nell’aiuto di una fata, e solo ora hai provato la delusione di aver sprecato mesi senza riuscire. Anzi, hai provato spesso momenti di profonda contrizione, isolamento, repressione. Questo è il momento.
– Non riesco.
– Riuscirai, invece. Riuscirai da solo.

Bernie si sedette, strinse a sé Cerbero, e passò tutta la notte sveglio seguendo quest’angelo nel suo lento percorso verso una dolce morte. E, man mano, si rendeva conto di vedere davvero in quelle piume le reminiscenze di un passato che aveva voluto allontanare a tutti i costi.

Epitelio retro.

Perché a me è sempre piaciuto apprezzare le piccole cose.
Che al momento giusto diventano preziose, grandissime.

Ad esempio, si può passare un’oretta insieme ad una coppia di veri geni, incontrati per puro caso, e così riuscire a compensare l’angosciante presenza di odiosi pseudo-artisti con parentame depressivo al seguito. Con un po’ di sano sfotto’ a concorsi privi d’ogni decenza, fra meteore da ricordare e faccine da scoprire ad ogni angolo.

Opzionalmente si può inoltre annullare la solitudine salutando esistenze di passaggio, scambiando due parole, e poi tornare a fissare le armonie impresse sulle corde, con un pieno d’empatia per commuoversi o ridere con gusto.

Oltre quel piccolo mondo tutto il resto affonda per due ore.

Deva, Stazione C.le (aka: ghiaccio contro lo scirocco).

Forse non sei davvero una squallida e sterile parentesi. Una deviazione infruttuosa. Un errore blu. Una sbobba indigesta. Un ruscello di fogna da evitare con un buon balzo.

Forse non dovrei pompare insieme denso risentimento e profonda indifferenza in un miscelatore affaticato. Forse dovrei ripensarci e non voler ergere più paletti così forti.

Ma ho pensato bene a quella sera, e la prossima volta che quell’ipocrita alfiere verrà a chiedermi «come stai?», gli risponderò «bene, adesso!», guardandolo con gli occhi di chi vorrebbe aggiungere «perché la tua presenza funambolica e ormai irritante, come tutte le altre, ormai non mi darà più fastidio».

Piccola zanzara, a volte penso che avrei dovuto scacciarti via subito dopo avermi succhiato il sangue, e lasciarti accoppiare con i tuoi simili per generare degna prole.

E non so se tutto questo è giusto.
Ma so di per certo che mi fa stare bene.
Che è quello che mi ci vuole.
Per ora.

Be fed off.

Dolce notte insonne.

Balla, balla ancora, piccola checca.
Senza tema, né temi, né pensieri, né sguardi.

Come spiegare all’accanita fumatrice, mentre mi porgeva l’accendino e aspettava le sue venti dosi, che a quell’ora si era svegli o perché si era già svegli o perché si era ancora svegli?

Perché se ci avesse visti aspettare l’alba, rannicchiati come cuccioli per scaldarci l’un l’altro, sarebbe rimasta anche lei a guardare senza chiedersi più nulla, pensando che forse sono davvero giorni preziosi, vivi, inaspettati. Giorni che scivolano leggeri su nastri di seta, scossi d’impulso e senza pretese.

Giorni che vorrei far galleggiare in una piscina di soffice schiuma.
Fra mura biancoparadiso.

Fitting quotes, lesson II.

– Perché sono attirato da una persona anche se so che non è giusta?

– Guarda caso io so la risposta: perché speri di sbagliarti. E quando lei ti fa una cosa brutta e dentro di te ti dici che non è la donna giusta lo ignori, e quando lei ti fa una cosa bella, ti sorprende, ti conquista, tu perdi la scommessa con te stesso… e lei non fa più per te.

(Da L’amore non va in vacanza, USA 2006)

Tra l’altro, a parte che in questo film erano concentrati tre attori che adoro (indovinate chi è l’escluso?), il cameo di Dustin Hoffman che spulcia i DVD di Blockbuster non appena Jack Black prende in mano la copia de "Il Laureato" è una chicca squisita.

Fall-out.

Oggi Alvin si è svegliato presto.

È incredibilmente di buon umore: sta per riuscire ad intercettare finalmente una stazione radio che gli dirà tra quanti giorni il livello si sarà abbassato abbastanza da permettergli di lasciare finalmente lo scantinato.

Se prova ad immaginarsi cosa lo aspetterà, sente un breve fremito di paura salirgli lungo la gamba. Probabilmente sarà tutto in cenere. Oppure, chissà, troverà alberi ancora in piedi e bestiame agonizzante. Oppure potrebbe non poter più aprire la porta perché le macerie della sua casa, o magari peggio ancora cadaveri putrescenti, hanno ostruito la porta. E cosa fare in quel caso? Si vedrà.

No, non c’è nulla che possa turbare la serenità di Alvin.
Ha la consapevolezza che la guerra è finita.
Che non ci sarà più tensione, non ci saranno minacce, non ci sarà attrito fra le parti, non ci saranno manifestazioni di protesta ad oltranza, non ci saranno scandali diplomatici su tutti i giornali.

Non ci
sarà
più
niente.
Tutto qui.
Tabula rasa.
E quando è così,
e tutto intorno svanisce,
ma hai voglia di ricominciare,
vedi in quella tabula rasa la base,
per un nuovo mondo da ricostruire.

O altrimenti, se volete,
il proemio di una nuova vita.

Censr.


(Source: MattJR on Flickr)

C’è forte fermento nella comunità degli utenti Flickr.
Gente che annulla la sottoscrizione, che rimuove le foto (o non le posta più), che categorizza paesaggi innocenti come pornografici, e fotomontaggi d’ogni sorta. Gente disdegnata, arrabbiata, sarcastica, e tanto altro ancora.

E c’è un messaggio tradotto in tante lingue che spiega la faccenda.

If your Yahoo! ID is based in Singapore, Germany, Hong Kong or Korea you will only be able to view safe content based on your local Terms of Service so won’t be able to turn SafeSearch off. In other words that means, that german users can not access photos on flickr that are not flagged "safe"… only flowers and landscapes for germans…

Tradotto: da quando Flickr è stato agguantato da Yahoo! il Web 2.0 sta andando un po’ a farsi benedire. E devi essere bravo a moderarti da solo, se no son botte.

E finché si trattasse di Singapore, Hong Kong o Corea potremmo almeno farcene una ragione: da anni si sa che nell’area cinese le attività di censura sono all’ordine del giorno (con aziende schifosamente conniventi come Google).

Ma la Germania.

Cazzo, dico, la Germania?

Cioè.
Se uno è tedesco è uno sfigato.
Uno sfigato, capite?
Non può vedere un culo come tutti gli altri.
Anche se è un culo bellissimo.
Anche se è arte.

Mi chiedo cosa stia aspettando il Vatican…
Argh, no, scusate!
L’Italia.

Part deux: update (11/07).

Non mi biasimate, adesso userò termini astrusi e tanti link.

Dopo aver scoperto con piacere che il mio blog, insieme a tanti altri, sembrebbe sia bloccato dal firewall cinese secondo questo sito (ringrazio ipsediggy), volevo partecipare quantomeno all’iniziativa Adopt-a-blog. Si tratta di ospitare blogger cinesi su propri siti o propri server, in modo che possano avere uno spazio dove non siano costretti a dover fornire le proprie generalità (reali), come richiesto dal governo cinese.

E cosa scopro?
Che i DNS non risolvono www.adoptablog.org.
E non mi risulta il classico errore "non-existent domain"
(e ci mancherebbe, il dominio esiste eccome, l’ho controllato col WHOIS).
Sapete che è successo?
Non mi è mai capitato di avere come errore "server failed".

E non sto parlando di quei zozzoni dei server DNS italiani, collusi con la mafia dei gioco d’azzardo monopolista e altre porcate simili, e che comunque ho provato. Già da tempo infatti uso dei server che dovrebbero essere, a detta del nome, "open".

Ma, come diceva la Guzzanti, «eccheccosadobbiamoandareappenzare?».

Vabbè, mo’ lancio un messaggionellabottiglia: as I can’t reach the Adopt-a-blog website, if any blogger that would like to be "adopted" reaches this message by luck, please contact me at thelegs@gmail.com, including "adoptablog" in the subject.

Voi magari provate a fare un salto su quel sito, che magari mi sbaglio.
Del sito comunque ne ho vista traccia nella cache di Google.
Piccola consolazione.

Stanotte Dio ha telefonato in America.

– Pronto?
– Pronto, sono Dio.
– Ehm… ma non doveva essere Satana?
– In che senso?
– Non è uno scherzo dello Zoo di 105?
– Mi sta prendendo in giro?
– Potrei dire lo stesso, scusi.
– Senta, ma secondo lei, con tutto ‘sto riserbo sui numeri di cellulare, ‘sta privacy qua e privacy là, come potrei mai conoscere il suo numero (che tra l’altro chissenefrega, mica la sto chiamando davvero), considerando che lei stesso se l’è comprato apposta apposta per darlo a pochissimi eletti?
– Beh, il fatto è che l’ho dato alla Luisa – sa, la brunetta no? – e si sa, quella è un po’ bocca larga…
– Senta, mi sta facendo innervosire, e se ha letto l’Antico Testamento sa benissimo cos’è successo quando mi son girati un po’ i chitarrini. Allora, le dico subito: c’è questo sito…
– Un attimo, mi chiamano sull’altro… Pronto? Ehi ciao Luisa! Ma si può sapere che hai combinato? Hai dato l’altro numero a qualcuno per caso? No, lo so, lo so… ma sai cos’è, sto parlando proprio adesso con un mezzo matto nevrotic…
– NON SONO MATTOOOOAAARGH!
– …vabbè senti Luisella bella forse è meglio se ti richiamo più tardi… no è che sto tipo urla… devo cercare un modo per sbolognarmelo, sennò questo mi richiama… mmm sì, a dopo. Sìpprontoo?
– Ecco, sì, pronto, alloraledicev…
– Nonononomiascoltibenelei, come si permette di urlare in questa maniera?
– M-ma mi scusi, è che lei…
– Lei è uno screanzato! Mi dica cosa vuole e finiamola!
– M-ma glielo stavo per dir… vabbè, c’è questo sit…
– Dio sa quanta pazienza sto avendo con lei!
– Ancora?! Sono IO quello che sa quanta pazienza sta avendo, e non solo LEI, ma soprattutto IO, che potrei mandarle Azrael e farla friggere in quattro e quattr’otto!
– …
– Taci ora eh, mortale?
– Fa brutto, fa…
– Allora senta, mi faccia parlare: deve chiudere un sito.
– Che sito?
noblogs.
– Ma è scemo?
– Scemo sarà lei! Faccia quello che le ordino.
– Allora, a parte che qua siamo in America e ognuno può fare un po’ quello che cazzo gli pare e lei non mi ordina proprio niente, io noblogs non lo posso chiudere.
– E perché?
– Perché non c’è motivazione. E perché questo suo accento italiano di merda mi maldispone.
– Miinghiaddammillarrobb… no mi scusi. La motivazione è semplice: è un focolaio pestilenziale di sovversivi che effettuano indagini nei confronti dei miei ministri.
– Ma mi spiega perché il clero è una casta che non si tocca neanche con un po’ di sana satira? Che palle voi italiani.
– Senta, non è questo. C’è clima di forte tensione nel nostro paese. Non ci si può fidare di nessuno. Secondo lei uno che dice: «Il Sismi da me diretto, mai, dico mai, ha svolto attività non consentite, tanto meno nei confronti di uomini politici, di magistrati o di giornalisti», non potrebbe voler forse dire che le attività oggetto dell’accusa le ha sì svolte, ma erano in realtà più che consentite? C’è una corsa allo screditamento altrui con modalità poco consone, e il gioco che questo sito tenta di difendere ne è l’ennesimo risultato.
– Senta lei, io non so nulla di queste cose. Qui siamo in America, e anche qui ce n’è per tutti i gusti. Comunque mi ha scocciato, io sto sito lo blocco ma poi ve la vedete voi con quelli di Autistici/Inventati.
– Non si preoccupi. Gli dica che ho chiamato io.

Per fortuna ora va un po’ meglio, e il videogioco Operazione: Pretofilia è di nuovo online.
God (un altro God, probabilmente) Bless America.