Un giorno Bernie, durante la sua solita passeggiata con Cerbero, notò lungo il sentiero una scia fatta di piume. Alcune erano insanguinate, altre di un candore brillante, tanto che fu tentato inevitabilmente di prenderne un paio. Cominciò a rimirarle, a notarne la struttura ancora perfetta, l’odore insolito e piacevole. Cominciò a chiedersi quale volatile potesse mai generare delle piume così belle, ma soprattutto perché ne perdesse così tante nonostante sembrassero forti e salde.
Incuriosito, decise di inseguire la scia.
Cerbero, come sempre, cercò di dissuaderlo con tutt’e tre le sue teste. Ma Bernie, ormai abituato, gli spiegò ancora una volta che preferiva accettare il rischio di un dispiacere, pur di affrontare la realtà.
Dopo qualche decina di metri la scia si interruppe, concludendosi in un ammasso di piume e sangue. Bernie non riusciva a capire. Si avvicinò alla pozza, il sangue sembrava ancora fresco, di un colore più chiaro del solito. Ad un certo punto sentì una goccia cadere sulla testa, alzò lo sguardo e notò qualcosa fra i rami più alti dell’albero accanto.
Un uomo con gli occhi gonfi di lacrime.
Senza accorgersi della sua presenza, l’uomo proseguì nel suo piccolo rituale. Con un sorriso soddisfatto, prendeva una piuma, con uno scatto improvviso la staccava, tentando di smorzare la smorfia di dolore. Poi la guardava e perdeva una lacrima, che faceva cadere insieme alla piuma e ad una goccia di sangue. E tutt’e tre giungevano lentamente a terra nello stesso istante. Fissava nel vuoto per qualche minuto, poi ricominciava.
Dopo poco Cerbero, spazientito, produsse un latrato assordante.
L’uomo sull’albero trasalì. Guardò in basso, spaventato.
– Perché siete qui?
– Ho adorato la magnificenza delle tue piume, così le ho seguite. Ti ho visto ripetere questo rituale, e mi ha incuriosito. Ti ho visto sorridere mentre lacrimavi, ma ho provato una fitta al cuore per ogni piuma che staccavi, come se fossero mie.
– È così infatti.
– Che vuoi dire?
– Tempo fa sono stato un pastore. Poi un demone. Poi un fiore appassito. Tempo dopo, infine, sono stato un angelo, con un paio d’ali che non sapevo più usare. Ma ora voglio essere un uomo. E quell’uomo sei tu.
– Non riesco a capire.
– Vedi, ogni volta che stacco una piuma va via una parte di me, che si divide nelle sue tre facce. La piuma porta in sé la magnificenza, il sangue conserva il dolore, la lacrima porta via la nostalgia. Quando avrò finito molto probabilmente morirò. Ma sapevo che tu, proprio tu, saresti giunto qui e mi avresti trovato. Io ti conosco, così come conosco anche il tuo fido compagno. E so che tu raccoglierai questa pozza, la nasconderai nel tuo scrigno più prezioso, e custodirai gelosamente il mio passato. Che diventerà il tuo.
– Perché dovrei farlo?
– Perché, Bernie, deve giungere il momento di andartene da qui, oltrepassare quella montagna. È lì dietro ciò che ti ostini a cercare di capire in tutt’altro modo. E non ci potrà mai essere nessun aiuto, se non il dono del tuo passato, perché devi impegnarti con tutto te stesso, e con le tue sole forze. Hai sempre sperato nell’aiuto di una fata, e solo ora hai provato la delusione di aver sprecato mesi senza riuscire. Anzi, hai provato spesso momenti di profonda contrizione, isolamento, repressione. Questo è il momento.
– Non riesco.
– Riuscirai, invece. Riuscirai da solo.
Bernie si sedette, strinse a sé Cerbero, e passò tutta la notte sveglio seguendo quest’angelo nel suo lento percorso verso una dolce morte. E, man mano, si rendeva conto di vedere davvero in quelle piume le reminiscenze di un passato che aveva voluto allontanare a tutti i costi.