A volte mi sveglio all’improvviso. Forse è il freddo. Umido, condensa sull’asfalto, si insinua nelle ossa. La mia pelliccia non è più forte come un tempo, e ormai passo la notte a cercare un riparo.
Da tempo non vedo più nessuno di quelli che conoscevo. L’ultima volta che ci siamo fatti compagnia per tutta la notte… la ricordo ancora, fu fantastica. Corremmo per chilometri e chilometri in lungo e in largo, spaventando passanti e urlando un misto di gioia e di rabbia. Sì, ci capita così. Poi però arrivò un gruppo di ragazzi annoiati e cominciò a spararci contro. Colpì uno di noi in corsa, uno spasmo lo fece saltare e rivoltare in volo. Piangeva. Non sapevo che fare. Uno di loro prese un masso enorme e, fra le risate, lo scaraventò con tutta forza sulla sua testa.
Oggi ho trovato un pranzo eccezionale. Qualcuno ha fatto festa, e doveva essere una riunione di macellai, c’era tanta di quella carne che avrebbe sfamato un branco. Però ora ho sete, e intorno non c’è neanche una pozzanghera. Potrei andare da quell’anima pia che mi ha preso a cuore. Mi lascia sempre da parte una ciotola con dell’acqua. Ma sono così tanto stanco, e credo che sia troppo lontano. Meglio riposare.
Il problema è che non riesco a dormire. Questa notte è impregnata di sogni ansiogeni. Soprattutto quando sogno lui. Lui che mi comprò in quel negozio appena in tempo, prima che finissi in un laboratorio. Lui che non era quasi mai a casa, e quando tornava mi strapazzava di coccole per ricompensarmi delle feste che gli facevo di cuore. A volte. Perché altre volte invece mi prendeva a calci, con tutta la forza che aveva, senza dire una parola e con gli occhi fuori dalle orbite. Sembrava che mi odiasse, che odiasse l’amore che provavo nei suoi confronti. Poi però un’ora dopo mi chiamava e mi coccolava come fosse l’unica cosa davvero importante. Importante per lui. Lui che mi portava ovunque, tranne quando si vedeva con lei. Lei che mi odiava, ed era una cosa che avvertivo anche senza parole che lo stigmatizzassero. Quando si avvicinava sentivo forte la sua ostilità, la sua insicurezza, e questo mi irritava tanto che mi trovavo a ringhiare senza neanche rendermene conto.
Poi lui e lei si sposarono. E lei gli disse chiaro e tondo che non voleva un coso peloso che gli insozzasse la casa appena comprata da suo padre, e del quale in realtà non le era mai fregato nulla. A lei piacciono i canarini. Così un giorno mi fece salire in macchina. Non mi aveva mai portato in macchina con sé. Facemmo un viaggio lunghissimo, mi portò lontano. Avevo notato una ciotola con del cibo e un’altra con dell’acqua, ma non avevo né fame né sete. Era evidente che avesse litigato con lei per tenermi a casa a tutti i costi, e allora visto che la situazione era intollerabile aveva deciso di prendersi una pausa e farsi un bel viaggetto con me. Ma lui non aveva la valigia, e questo mi sembrava così strano.
A un certo punto si fermò. Scendemmo insieme. C’era qualche palazzo intorno, ma nessuno per la strada. Pisolino pomeridiano. Mi tolse il collare. Era così strano sentirsi il collo libero da quella specie di catena. Era una fede nuziale tra me e lui. Ma lui la levò dal mio collo. Cominciai a provare una profonda angoscia. Lasciò le ciotole per terra. Poi cominciò a giocare con me. Lanciava un sassolino e aspettava che lo andassi a prendere per sgranocchiarlo e poi tornare indietro. Lo facevamo sempre. Allora no, non vuole abbandonarmi, mi sto preoccupando inutilmente. Andai a prendere il sassolino, lo sgranocchiai e tornai. Poi di nuovo. Poi un’altra volta ancora. E poi, al ritorno, non lo trovai più. Corsi verso la macchina, ma la macchina era già lontana. Mi si strinse il cuore. Era un vigliacco.
Da allora ho sempre avuto diffidenza verso chi voleva portarmi con sé. Una volta un signore si stava facendo convincere dal suo figlioletto a portarmi a casa per accudirmi. Si avvicinò a me dolcemente, sembrava proprio intenzionato ad adottarmi. Ma io scappai via, non riuscii a tollerare il terrore di un ennesimo abbandono.
Ora qualsiasi strada è il mio letto. Ora per esempio sono in una strada grandissima e desolata, non se ne vede la fine, e si scorge solo qualche luce in lontananza. Ci sono dei cartelli verdi lungo la strada, e strane strisce bianche per terra. È così comodo qui.
Un rumore sempre più forte.
Chi è?
Spalanco gli occhi.
Due occhi luminosi mi vengono incontro.
Non posso scappare.
Addio, mio amato vigliacco.
ma tu.tu suonavi negli wrongway?o per meglio dire suoni dei virnevera?
mi complimento per il titolo,e anche per i contenuti,e gia che ci siamo salutami il dottor Dk.
cos’è? Il seguito di Dogs???
credo che la risposta te l’abbia gia fornita l’esimio dottore.
ho riletto questo racconto con piu attenzione,molto triste,ma assolutamente non melenso,devi essere parecchio sensibile.
vabbe ti saluto.
a presto. campolves.
questo significa “riappropriarsi del proprio blog”…finalmente :-) !
Mi odi?
E perchè?
Bhè.
A dire il vero trovo impossibile tu mi abbia visto 2 o 3 volte, visto che non avevo per niente la connessione :P
Mi spiace se mi odi.
Ma non è proprio dipeso da me.