Nozières guarda il Soménal, lo sbriciola e lo sparge per il campo appena arato.

Oggi ho conosciuto una persona che conoscevo. Ho conosciuto la sua immagine crearsi nella mia testa: l’immagine di un uomo che ha sofferto per tanti anni, ma nonostante tutto ce l’ha fatta ed ora è felice. Un uomo che vale per sé, pur non disdegnando l’amore incondizionato, la pietà per il prossimo. Beh, certo, non proprio qualsiasi prossimo, però si è sulla buona strada, ecco.
Un uomo, insomma, scevro da (o forse più semplicemente ignaro di) quel certo malessere intrinseco, ontologico, che volendo si potrebbe esprimere col termine – che pur rischia di risultare riduttivo e quasi fuorviante – di sehnsucht.

Poi ho conosciuto una Medusa, attraverso i cui percorsi sono giunto a delle conclusioni certe. Il che è stato un ulteriore toccasana, come quando ci sono dei fili aggrovigliati e tu cerchi di districarli facendoli passare attraverso i nodi, ma poco dopo ti arriva il classico stronzetto-so-tutto-io che, tirando semplicemente l’altro capo del filo, risolve il tutto, per poi farti quella solita faccia da «Vedi stupido? La soluzione a volte sarebbe molto più rapida e indolore se solo ti degnassi di guardare un po’ le cose nel loro complesso».

Infine ho preso il sacco pieno di piume, l’ho poggiato sul tavolo e mi sono messo a ricomporne i pezzi come in un puzzle. Di quelli dove ci sono i pezzi che sembrano tutti uguali, ma in realtà ognuno assume un significato esatto e univoco.

Fra 28 ore succederà qualcosa che alla fine mi lascerà, nell’ordine: irrequieto, ansiotico, impaziente, contento, deluso, stanchissimo.

Ci sono piccole grandissime cose a cui non rinuncerei mai.
Neanche se fosse l’ultimo avanzo delle mie escrescenze.

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