Ne me quitte pas.

– Bentornato.
– No. "Bentornato" lo potresti dire a qualcuno che ha piacere a tornare qui.
– E che devo fare, devo cacciarti via? Dovrei farlo, visto quello che hai fatto l’ultima volta.
– Che ho fatto? Non ricordo.
– Vieni.

Mi porta in una stanzetta. Un ripostiglio, credo. Accende la luce. Per terra ci sono cocci di vetro, i resti di una finestra e un tavolo fatto a pezzi. Vicino all’ingresso, sulla sinistra, un martello appeso a dei chiodi. Il pavimento, stretto e lungo, è così pieno da non lasciar spazio al passaggio.

– Ho una paura fottuta ogni volta che vieni. Ma so che sei venuto per questo motivo. Altrimenti la tua presenza qui non avrebbe alcun senso.
– Non volevo farlo. Ma devo.
– Va bene. Vado a comprarmi qualcosa da bere. Quando sarò tornato non voglio trovarti qui.
– Addio.

Sparisce nel corridoio. Non appena sento chiudersi la porta mi siedo sui cocci a contemplare questo piccolo mondo devastato. Poi chiudo gli occhi e comincio a piangere. No, non basta. Sento una presenza evanescente prendermi a calci. Sto per prendere uno di quei cristalli e ingerirlo, quando a un certo punto mi solleva di peso in piedi e mi spinge contro la parete. Non c’è nulla davanti a me, eppure sento il suo alito sul mio viso.

Mi divincolo, prendo il martello e mi lancio contro la porta antistante, con tutta la mia forza. Lascio un buco nel legno. Poi lo ripeto. E lo ripeto ancora, e ancora una volta, finché della porta non resta che qualche pezzo ancora appeso ai cardini.

Lo sento. Ancora qui. Mi bacia.
Sollevo da terra uno alla volta le travi più grosse e comincio a gettarle alla cieca nella speranza di incrociarlo. Una trave incrocia una fioriera piena di fiori rinsecchiti dai mille colori. La fioriera scoppia, i petali volano sul pavimento, tinti di sangue.

Ce l’ho fatta. Ma sento una fitta al petto.
Non importa. L’ho preso.

Eccolo. Di fronte a me. Ancora una volta.

Prendo il fondo della fioriera e mi lancio nuovamente contro di lui. Quel che restava del vetro si frantuma ancora in pezzi più piccoli.

La mia mano sanguina. Sento un’altra fitta fortissima alla gola.
Cado a terra.

Sento aprirsi la porta; è tornata. Mi scuote con vigore, tra le lacrime.

– Sei morto! Sei morto, lo capisci?
– Cosa dici? Sono vivo! Mi senti?
– Sei stato solo uno stupido a pensare di poter uccidere nient’altro che te stesso.
– Mi senti?
Adieu, mon coeur.

2 thoughts on “Ne me quitte pas.

  1. Ho capito solo ora che era una lotta Es-contro-Ego. L’importante poi è credere di aver capito e convincersi di un senso, qualsiasi. Come in tutte le cose.

  2. ganza sta cosa…

    io,se ti può consolare,ho una doppia xsonalità.

    cmq.. ho postato una domanda (x i ragazzi) quindi penso tu mi possa chiarire le idee..dato che sei un ragazzUolo ^^

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