Roma, mora amor.

Eh no, cara. Bisogna ammetterlo: sei un’oscura vecchia baldracca. Ti sei fatta sedurre, plagiare, violentare e influenzare da tutti quelli che son passati dalle tue parti. Da più di duemila anni. Inaccettabile.

E poi sei troppo grande. Grande? Che dico. Immensa, piuttosto. Non è possibile dover spendere tre giorni interi per non capire che un’infinitesima parte di te.

«Tutta quella città, non se ne vedeva la fine. La fine, per cortesia, si potrebbe vedere la fine?»

(Alessandro Baricco, Novecento)

Che poi, per quel poco che si riusciva, alla fine sembrava anche possibile conoscerti in fretta. Addirittura, cominciavi a suonare in qualche modo familiare. Però, sinceramente, potrei viverti soltanto se potessi prima massaggiarti i piedi stanchi con gli olii e poi, soprattutto, soffiarti sopra un velo di farina bianchissima che copra e fissi immobili tutte le macchine, tutti gli autobus, tutti i treni della metrò e tutti i tassì.
Il tempo.
E magari, visto che ci siamo, tutti i camerieri sibillini, più quelli avvinazzati, più quelli che ti schiaffavano due pezzi di pizza che grondano olio [avete presente il ciccione che spreme l’olio della pizza dell’amico fifì sulla sua in E alla fine arriva Polly?] sul piatto della bilancia senza carta né altro, altresì definibile con l’espressione "con la scorza e tutto" [avete presente l’HACCP? Ecco, loro no], e poi ti spingevano a mangiarli sul retro, il che faceva molto scena da bettola newyorkese, con tanto di true-american-people che mangiava zitta zitta e mogia mogia come nei film.

La bettola. Potevo dimenticarmene? Il titolare si mostra così soddisfatto nella sua foto insieme a Lino Banfi. Secondo me sarà stato l’averlo ospitato al suo hotel a dare quella svolta penosa alla sua carriera. Il fu Canà, al gelo della stanzetta, mentre l’acqua scorreva già da 10 minuti senza che diventasse quantomeno tiepida, avrà capito che i b-movie trash non pagavano, e quindi era arrivato il momento di cambiar genere. Se è così: grazie Di Rienzo, la tua pensioncina ha strappato al cinema d’altri tempi un fenomeno d’altri tempi.

E comunque i termosifoni potevi pure accenderli prima che mi raffreddassi.
Infame. E pure mortacci tua.

Però il vino de’ li castelli era proprio buono. E anche tu, che ancora una volta hai insaporito e impepato graziosamente questo quadretto agrodolce, dall’inizio alla fine.

3 thoughts on “Roma, mora amor.

  1. il trucco, caro, è vedere solo le aprti terminali. i tentacoli. i quartieri border line. che puoi sempre pensare, male che va, due chilometri e son fuori. come quando sei nel mare e nuoti vicino a riva. ti consiglio dei posti: ostiense, appio-tuscolandia

  2. Io devo essere proprio l’unico che Roma se l’aspettava più grande (e anche leggermente più maleodorante). Poi, una volta raggiunta l’età per stare legittimamente al volante (senza navigatore…), ho cambiato brutalmente idea (almeno riguardo alle dimensioni…).

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