Ed è per questo che ti odio.

Oggi mi sono ricordato all’improvviso di te.

Di quante cose ho fatto con te, di quanto ti vedevo splendente e lontano, di come ci tenevi a me e volessi vedermi rifulgere in un futuro che si prospettava, salvo qualche scaramuccia, roseo.

Mi son ricordato di quanto correva la mia fantasia, e come a volte mi assecondassi e a volte mi prendessi in giro e mi davi piccoli traumi di bimbo. Mi son ricordato quando ti chiamavo in continuazione. Il due-e-quattordici o, se non c’eri lì, il due-e-diciassette-ma-solo-se-proprio-necessario. Mi son ricordato di quando ti chiamai disperato e subito dopo arrivò lei e mi costrinse ad agganciare mentre si consumava una piccola tragedia. Mi son ricordato tante cose, tutte insieme.

Poi ti ho visto. E mi son ricordato di dieci anni fa. Quando, guardando tuo suocero andar via, mi resi conto che non splendevi più. E all’improvviso, solo in quel momento, mi resi conto che ormai eri vecchio, stanco. E il futuro non si prospettava più così roseo, né pensavi più che mi avresti visto rifulgere.

Ora sei solo un vecchio isterico che straparla, urla e borbotta.
Triste, rassegnato e senza speranze.

Ed è per questo che ti odio.

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