Bernie sta studiando i vincoli di integrità referenziale. Il che diventa molto interessante, se consideriamo che, in una base di dati, le operazioni principalmente applicabili sono l’inserimento, la cancellazione e l’aggiornamento delle tuple. Che poi, in realtà, bisognerebbe specificare che l’ultima operazione non è altro se non una successione di cancellazione della vecchia tupla e inserimento della nuova; ma per vari motivi dobbiamo ammettere che la sua esistenza ha comunque un senso.
La cosa interessante in tutto questo è che, quando si cancella una tupla, o la si aggiorna, succede un vero casino con tutte quelle altre tuple che si riferiscono a questa.
Ma a dirla tutta non scenderemo nei dettagli di questo argomento, tanto gli studenti di Basi di Dati e gli appassionati di database ne sanno già qualcosa.
E poi, diciamocelo, Bernie pensava a ben altro.
Bernie pensava al suo fido Cerbero che, per colpa del suo sonno leggero, si era risvegliato dal suo torpore udendo in lontananza una moneta affondare in un pozzo. Bernie sapeva che, quando tutte e tre le teste di Cerbero si svegliano, son cazzi amari per tutti, e questo lo metteva a disagio.
Potreste chiedervi che senso abbia avere un Cerbero in casa che non si possa mandar via; ma capirete che non è facile abbandonare un animale che ti accompagna per mezza vita. «E poi che sarà mai, sbraita ogni tanto, ma poi gli do’ un cicchetto di rum o tre gocce di endorfine, tempo due minuti e dorme come un angioletto».
Allora chiuse il libro, si mise il cappotto, prese il suo lettore MP3 con dentro un solo album, e invitò Cerbero a fare una passeggiata.
– Non farlo Bernie, ti prego. È un percorso insidioso. Non voglio iniziarlo adesso.
– Cerbero, ma cosa dici? Si tratta solo di una passeggiata. Dài, voglio staccare un po’ dallo studio, sono troppo distr…
– Ti ho detto che non dovrai uscire da questa porta!
– Smettila.
– Fai come credi… passerai i tuoi giorni solcando l’animo con la stessa lacrima.
– Dài, andiamo.
Fuori piovigginava. C’era un sole in lontananza che ogni tanto appariva dietro nuvole incerte, ma sopra le loro teste restavano nuvole sicure di sé nel loro grigiore. La loro casetta era protetta da un enorme sequoia, ma il terreno fuori era fangoso e scivoloso. Bernie aveva messo gli scarponi apposta, mentre Cerbero aveva degli zoccoli che gli conferivano un aspetto da caprone demoniaco.
Sono steso su un cielo-fan che opportunamente ho disteso per me.
Ora commentami un giorno come non lo hai fatto mai, io lo spero ancora.
Spesso dormo su un cielo-fan, qui le cose sfuggono e non mi spiego perché.
Se puoi condensa il giorno, come non lo hai fatto mai, e fa male ancora.
Eppure non stai per piangere… torna la libidine prima o poi.
Lo spero per te finta comodità… torna la libidine prima o poi.
(Verdena, Balanite, Il Suicidio dei Samurai)
Dopo pochi passi trovarono davanti a loro una collinetta.
– Bernie, lascia stare, prendiamo quel sentiero di lato, sarà più comodo.
– Dài Cerbero, ci siamo vestiti di tutto punto perché sapevamo che avremmo incontrato questi ostacoli. E cosa vuoi che sia una collinetta…
– Sei un coglione! Se non fossi il mio padrone ti avrei già sbranato… ma fai un po’ quello che ti pare, hai rotto con questa storia. Lo sai che se ti dico di non fare una certa cosa è perché so già che avremo dei problemi, ma tu vuoi fare di testa tua. Crepa, stronzo.
– Ma si può sapere che vuoi? Adesso invece ci andiamo proprio, mi stai facendo innervosire.
Era una collinetta strana. Non se ne vedeva mai la fine, eppure si saliva (la prima salita sembrava anche più o meno facile, secondo quanto suggerivano le loro forze) e la discesa sembrava anche lunga e ripida, ma poi senza accorgersene si saliva di nuovo, poi si scendeva, poi si risaliva di nuovo all’improvviso, e così via. Sembravano tante collinette in sequenza, eppure c’era qualcosa che ti faceva intuire chiaramente che in realtà si trattava della stessa. Una collinetta polimorfa, insomma.
A un certo punto Bernie trovò un sentiero di lato. Pensava finalmente di aver trovato un modo per evitare questo andamento confusionario, e si incamminò. Dopo un po’ gli si parò davanti un’altra collinetta. Ma questa si capiva che era diversa, e soprattutto era più facile scorgerne la fine, quindi iniziò a scalarla e, dopo aver attraversato un punto in cui si acuiva particolarmente, discese.
Poco dopo scoprì che, durante la lunga discesa da questa collinetta, si finiva per tornare sulla stessa strada dove, pochi metri dopo, sembrava terminare definitivamente (per fortuna) anche la collinetta stregata.
– Hai visto, Cerbero? Non era poi così complicato. Certo, abbiamo dovuto sforzarci molto, però alla fine siamo riusciti a oltrepassare questi ostacoli.
– Idiota, credi che sia finita qui? Guarda.
E
di
fronte
ai loro
occhi si
mostrava
un’enorme
altissima e
ripidissima
montagna
dalle forme
indinstinguibili.
Bernie rimase senza fiato.
Era a questo che si riferiva Cerbero, e lui non lo capiva.
Ma ormai era tardi per tornare indietro e dargli ascolto.
E forse era meglio così.
C’erano numerosi sentieri che permettevano di aggirare agevolmente la montagna, ma erano tutti fangosi e pieni di escrementi d’ogni sorta. Prendere uno di quei sentieri avrebbe significato compromettersi e macchiarsi indelebilmente. Sarebbe diventato un uomo di merda, il risultato di atti deviati, e non era più il momento.
Restava solo la possibilità di scalare la montagna.
Bernie si avvicinò alla base, cercando un appiglio per iniziare la scalata. A mani nude e senza corde. Ma non riusciva a vedere nulla, perché, sebbene avesse finito di piovere, altre gocce gli riempivano gli occhi, e provava un’angoscia così forte da non essersene neanche accorto.
Quindi si sedette e rimase ad aspettare di riuscire a capire i punti della montagna che doveva affrontare (in realtà l’ideale sarebbe affrontarli tutti, ma questa montagna si mostra agli occhi dello scalatore così tetra da non riuscire a far scorgere quasi nulla). Cominciò a realizzare che il momento di affrontarli era lì dietro l’angolo già da molto tempo, e ormai si era mostrato. Spaventoso come il demone di Mulholland Drive.
Lo rinfrancava il fatto che avrebbe lasciato Cerbero di guardia e la sottile speranza che il suo dio potesse far entrare in questo microscopico universo una fata che gli potesse tergere gli occhi e donare forza per gli arti e lo spirito.