Corto e malriuscito.

Una sigaretta si infrange sull’asfalto in sprazzi di luce che si fanno lanciare in ogni dove per il breve tragitto che le fa ardere fino alla morte.

Una bottiglietta d’acqua. Una reflex. Occhi rossi ai riflessi di uno degli infiniti diversi tramonti. Un sedile. Quella non è più la nostra auto (o comunque non è più la mia auto). Il morso è più maturo. «Non ti sei mosso per risolvere questa situazione, così l’ho fatto io!» «Sono cazzi miei!» «No.». Prendo un muro di legno e lo incastro in un altro muro di cemento, incastrato in un altro muro di indifferenza. Non me la sento, non mi va. Pace. Fretless. Buonasera. Silenzio. Buonanotte.

Mi conservo in una campana d’avorio.

2 thoughts on “Corto e malriuscito.

  1. …non hai le traveggole, ieri sera l’immagine non era più visualizzabile, così nell’attesa di spostarla, ne ho messa una di riserva (comunque è una frase di Jello Biafra che dal 78 all’86 ha fatto parte dei Dead Kennedys).

    Il tuo post è veramente stupendo…sarà che meno ci capisco a prima lettura più mi affascino; ho carpito qualcosa, ma c’è ancora qualcos’altro che sfugge…sto ancora soppesandone le singole parole con pazienza!

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