Tornerò da te.

Milano.

Caotica mamma che accudisce i suoi pargoli fra rassicuranti grattacieli e immensi quartieri tagliati dalla metropolitana e dall’acqua di più fiumi che la attraversarono prima di essere sommersi dal cemento. Tassisti che ogni volta si scoprono Milanesi trapiantati ora da Bisceglie (no, non la zona, la città!), ora dalla Sicilia, ora da Genova… e, qualunque sia il tragitto da fare, fan sempre pagare più o meno 10 euro. Evidentemente mi sfugge qualcosa di questo meccanismo.

Give me a reason to love you,
give a reason to be a woman.

(Portishead, Sheared box)

Intermezzo.

Sul treno un francese ha preso l’Eurostar per una sorta di micro-Hyde Park. Immerso nella lettura e in dissertazioni filosofiche con l’amico Morfeo, decide ad un certo punto di togliersi le scarpe e sventolare i graziosi e olezzosi piedini al fresco del bocchettone dell’aria condizionata.

Non per voler andare a stereotipi, però… beh, si è capito.

Il tuo sorriso mi disgusta.

(Quintorigo, Rospo)

Bologna.

Calma. Chilometri di portici da attraversare rigorosamente sotto la pioggia, tranne quando c’è da improvvisare una cena, rigorosamente alla Coop.

Bologna nera? No way. Bologna rossa. Tutta rossa. In ogni senso.

Apri le mie labbra, aprile, dolcemente.
Aiuta il mio cuore.
Cometa cuci la bocca ai profeti.
Cometa chiudi la bocca e vattene via.
Lascia che sia io a trovare la libertà.

(Area, Cometa rossa, trad. [purtroppo] dal greco)

Calma. Calma. Strade deserte già dalle 22. Giusto il tempo per un gelato o tre bottigliette d’acqua, a volte con sportivi della prima ora indaffarati in discussioni spazianti (e spiazzanti, se mi consentite). Oppure c’è via Zamboni, che a quest’ora è un crocevia in cui s’incontrano le caste. Fighetti, alternativi, punkabbestia, intoccabili, … si incontrano, chiacchierano, si danno appuntamento per vedersi in qualche altro posto. Finalmente gente che ammette l’inutilità di ripararsi dietro un modo di vestire o di atteggiarsi. Senza troppe categorizzazioni, e senza troppo senso di appartenenza (a cosa poi?).

Piccoli acquisti un po’ per tutti al mercato di piazza VIII Aprile (anzi, anzi… la piassòla), e al Parco della Montagnola (anzi, anzi… dela Montagnòla). Tre paia di calze a righe. Model pour femme. E chi se ne frega.

La signora del B&B ci ha consigliato di stare attenti a quelli che noi molto sbrigativamente definiremmo topini (beh, sì, anche se non son dotati della graziosità che il termine ispirerebbe) lungo il tragitto verso via Indipendenza. Alcuni ragazzi di Napoli, altrettanto sbrigativamente, hanno fatto finta di esser grandi esperti di situazioni simili. E per due volte hanno ricevuto le "attenzioni" dei cleptomani. Noi siam rimasti incolumi. Col metodo alla barese. Ebbene sì, Bari-Napoli 1-0 (poco galante, lo ammetto, ma me la dovevo togliere ‘sta soddisfazione).

Tutto il resto son foto, immagini confuse nella mia memoria che un viaggio di ritorno di una decina d’ore non mi aiuta a riorganizzare (e si ringrazia Trenitalia e i freni bruciacchiosi dell’InterCity Plus per la collaborazione), e pensieri che voglio tenere stretto.

Torno agli schiamazzi diurni e notturni e al caos di una città che alla fine mi è mancata, e mi appartiene. Torno alla realtà che voglio veder stravolta al più presto e nel modo più violento possibile.

Non so se ci riuscirò.
In ogni caso buon viaggio anche a voi.

4 thoughts on “Tornerò da te.

  1. Si, probabilmente è metaforicamente un viaggio, quello che sto facendo (o forse sto per fare).

    Non è mai stato così difficile.

    :) grazie per la passeggiata dalle mie parti.

    E’ sempre un piacere.

  2. beh se Bismarck l’avessero spiegato a me così sarebbe stato molto più chiaro (e interessante!!!).

    Questo metodo alla barese poi me lo spieghi meglio.. sarà mica camminare a testa bassa evitando di incrociare gli sguardi come quando si fa con i cani per non farli arrabbiare???

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